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Echi dal silenzio

L'adolescenza nelle famiglie con figli sordi

Questa frase appare come sottotitolo del libro di Roberta Tommasini "Echi dal silenzio".In questo testo è possibile leggere la testimonianza della scrittrice al suo primo incontro con la comunità dei sordi e alcune specificazioni sul campo della sordità da lei date.Come specificato nella prefazione,l'intento dell'autrice è di proporre un approccio "olistico"all'arcipelago della sordità.
Le persone sorde sono ritratte dall'autrice nel nucleo sociale principale,cioè quello della FAMIGLIA studiandone quelle che sono le modalità comunicative.Scrive l' autrice:"il mondo dei sordi passa tutto attraveso gli occhi,a scuola non ci sono campanelle,ma solo luci che segnalano la fine delle lezioni e ai congressi i partecipanti guardano l'interprete lasciando chi parla sperimentare un'esperienza di esclusione solitaria".Il primo viaggio di R.Tommasini nel "paese dei sordi" è cominciato molti anni fa in una grande sala dell'Istituto dei Sordomuti a Roma:c'erano molti uomini e donne le cui mani si muovevano nell'aria;erano tutti sordi e quando lei si voltò verso il primo suono articolato i presenti capirono subito che era udente.L'autrice si trovava li per "aiutare" i membri dell'Istituto ad organizzare un circolo di scacchi. Le venne cosi dato il suo primo nome segno(l'iniziale del suo nome in dattilologia;"R" articolato tramite un movimento rotatorio vivino all'orecchio che ricordava i suoi capelli ricci).R.Tommasini testimonia che frequentando i corsi di LIS ha avuto modo di osservare che l'apsetto più difficile per noi udenti non è il seganre in senso stretto,ma il primo scoglio è il "dimenticare di udire" e sentire con il corpo con,con gli occhi,cioè "il pensare sordo".Inizialmente l'autrice si serviva di un interprete inseguito tramite il DTS(dispositivo telefonico per sordi,può ricevere o mandare comunicazioni solo da o ad un altro dts il suo funzionamento è analogo ad una trasmissione telefonica vocale nel permettere un dialogo,in cui lo scambio di battute avviene però tramite una tastiera) le comunicazioni con le parsone sorde sono divenute più agevoli e non avuto più bisogno della mediazione dell'interprete. Dice l'autrice che i medici si interessano prevalentemente degli elementi oggettivi della sordità,focalizzando l'attenzione sul grado di minorazione sensoriale ed investigando sulle possibili cause d insorgenz,sullo sviluppo di tecniche diagnostiche e di interventi di protesizazione;il lor scopo è di cercare di far assomigliare il più possibile anche d un modello ideale di "udente". L'approccio dell'autrice è il modello sistemico relazionale che,ha posto l'accento sull'apertura a contributi provenienti da discipline differenti nello sforzo di un continuo confronto a diversi livelli di analisi.L'intento dell'autrice è quello di superare una visione "pacellizante"del fenomeno sordità ed integrare contributi di ricerca provenienti da differenti orientamenti.L'oggetto di studio non è la sordità ma la persona sorda,il suo "sociale",le sue relazioni,il suo contesto significativo per eccellenza:la famiglia.all'interno del quale ,l'individuo cresce e costruisce la sua IDENTITà....Cosi R.Tommasini ha scelto di cogliere gli apsetti significativi delle relazioni tra genitori e figlio sordo nella particolare fase dell'adolescenza;tale fase assume un'enorme rilevanza nella costruzione del processo doìi individuazione personale dell'adolescente,e pone tutti gli appartenenti al sistema di fronte alla necessità di mettere in atto le proprie risorse per ristabilire l'equilibrio del sistma stesso:"l'apetto critico dell'evento consiste nel fatto che,di fronte ad esso,le abituali modalità di funzionamento risultano inadeguate e,se non vengono attivai nuovi processi di adattamento si ha una sofferenza dell'oragnizzazione familiare".Infatti l'adolescenza per la famiglia rappresenta un momento di transizione,nel quale si verifica un cambiaminto nella partecipazione del figlio al mondo esterno e alla famoglia stessa.Allo stesso tempo nella famiglia si assiste ad una ridefinizione dei "confini" dei sottosistemi consistente in un allontanamento dell'adolescente dal sottosistema dei fratelli,e nell'acquisizione di maggiore autonomia e responsabilità.Anche la relazione tra genitori e figlio adolescente si orienta verso una modalità che riconosce efacilita lo stato di "giovane adulto". I genitori si devono rapportare con il nuovo bisogno di autonomia del figlio.La famiglia deve essere in grado di fornire al ragazzo la possibilità di sperimentare l proprie "esplorazioni" e di proteggrelo fornendogli un appoggio,è inoltre molto importnte che nella famiglia siano ben definiti ruoli e confini di ogni membro. L'idea che ha spinto la scrittrice a interessarsi del tema sull'adolescenza dei sordi e i loro genitori è nata dall'interesse per una realtà che.pure se diffusa,rimane per molti aspetti sconosciuta.La presenza di una "minorazione" uditiva aggiunge certamente complessità a questa fase del ciclo vitale.Considerando allora le dinamiche che più frequentemente si osservano all'interno di sistemi familiari con figli adolescenti,si è cercato di evidenziare le particolarità che la presenza della sordità porta con se.Durante l'adolescenza riveste particolare importanza la qualità di comunicazione tra membri del sistema.Diversamente dalla famiglia "sorda" (costituita totalmente da persone sorde),in cui c'è condivisione di patterna comunicativi tra i membri del sistema familiare,nelle famiglie udenti il cui figlio sia sordo sembra esistere "il problema" della comunicaziuone.Gli adolescenti sordi cresciuti in famiglie udenti è più difficile che abbiano contatti con altri adolescenti sordi e ciò è spesso causa di disagio,frustrazione ed infeiorità nei confronti del mondo udente.Allo stesso modo risulta essre più difficoltoso ilo processo di identificazione con le figure oarentali:la presenza di un adulto sordo nella vita di un ragazzo on udente sembra offrirgli la possibilità di avviare questo importante processo.Tutte queste dificoltà incontrate dai ragazzi sordi cresciuti in famiglie udenti rendono più difficile l'attuarsi dello svincolo dalla famiglia di origine,creando un prolungamento della fase adolescenziale che a lungo andare potrebbe rivelarsi deleterio per la formazione della personalità adultasicura ed autonoma...
(Il libro scritto da un udente,è riovolto agli udenti.soprattutto a quelli che a volte si scoprono a sorridere,davanti al telgiornale,di un interprete segnante in un riquadro più piccolo dell'udente che parla;ma esso è riolto anche a quei sordi he vedono il loro mondo raccontato una volta da un udente.)

appunti & spunti

Ecco a voi uno spazio tutto vostro per raccogliere, confrontare, scrivere insieme i vostri appunti di lingua dei segni.
Questo spazio è a vostra disposizione, naturalmente, anche per chiedere spiegazioni e chiarimenti alla Professoressa Chiricò.
Buon lavoro!


Lingua dei segni, una lingua tutta da scoprire

Arbitrarietà, iconicità e metafora

Introduzione agli studi sulla sordità

Tipi di sordità

La cortesia dei non vedenti, Wislawa Szymborska









Introduzione agli studi sulla sordità

Un pregiudizio sulla sordità sta nel ritenere che i sordi siano persone mentalmente ritardate. Questo equivoco nasce dalla convinzione che essere privi della parola "parlata" significhi essere privi di una mente che ragiona.
Già Aristotele aveva evidenziato nell'uomo il nesso funzionale tra udito e voce articolata e la sua specificità per lo sviluppo del logos, cioè della mente linguistica dell'animale umano, definendo i sordi esseri intellettivamente inferiori proprio perchè privi del linguaggio articolato [Historia Animalium]. Tuttavia, anche se le affermazioni aristoteliche andrebbero considerate nel contesto complessivo della sua idea di lingua, le interpretazione che ne sono scaturite nei secoli successivi hanno pesato negativamente per migliaia di anni sulla condizione generale dei sordi e in particolare sul guidizio del loro stato cognitivo. Si noti a proposito l'espressione inglese deaf and dumb, dove dumb oltre che muto può significare anche sciocco, duro di comprendonio. Oggi, comunque, anche nei paesi anglofoni quest'espressione è ormai sostituita dal termine deaf.
Il sordo non ha nè un deficit cognitivo , nè un danno neurologico, ma solo un deficit sensoriale.
Per molto tempo si è chiamato "sordomuto" il sordo. In realtà il mutismo è un'effetto della sordità, i sordi sono semplicemente "sordi", privati della capacità di ascoltare i suoni prodotti nell'ambiente che li circonda e di autocontrollare le loro produzioni vocali, ma sono potenzialmente in grado di parlare , perchè dotati di un apparato fonatorio integro e di identico a quello di ogni persona normale. Essi diventano muti a causa della loro sordità, proprio perchè noi parliamo solo perchè sentiamo. Nei primi mesi di vita anche i bambini sordi congeniti, come quelli udenti, producono suoni linguistici, ma la loro lallazione è povera e incoerente, proprio per la mancanza di feedback acustico, per l'impossibilità cioè di autocontrollo dell'attività fono-articolatoria.
L'esistenza di lingue dei segni forniscono una prova dell'indipendenza della facoltà del linguaggio dalla dimensione orale.
La facoltà del linguaggio, sia in condizioni normali sia, e ancora di più, in presenza di un deficit sensoriale, ha bisogno di un ambiente sociale e linguistico adeguato per potersi attivare spontaneamente, ha cioè bisogno del contatto con altre persone che segnano o parlano, di stimoli comunicativi.

Se un bambino non è immerso precocemente in un contesto sociale e linguistico, entro l'età critica che va da 0 a 4/5 anni circa non riuscirà ad acquisire una serie di abilità.
L'esperienza linguistica può modificare in modo considerevole lo sviluppo cerebrale e se essa è deficitaria può causare un ritardo nella maturazione del cervello, impedendo il normale sviluppo dell'emisfero sinistro e l'orizzonte delle sue capacità di pensiero è gravemente limitato.

In genere quando si parla di sordi si intendono i sordi prelinguistici, quelli che sono privi di udito dalla nascita o che lo hanno perso nell'infanzia, prima ancora di acquisire il linguaggio. Non potendo udire i suoni prodotti nell'ambiente familiare ed esercitarsi a loro volta ad imitarli, i sordi profondi prelinguistici non mostrano la minima predisposizione innata a parlare. Essi hanno un istinto naturale a segnare, ovvero a creare e ad apprendere, senza uno specifico addestramento, la lingua dei segni, sol che vi vengano esposti.
Il sordo postlinguistico, ovvero chi diventa sordo dopo l'acquisizione del linguaggio, conserva inalterato il suo patrimonio linguistico, vive raramente in un mondo silenzioso. Egli conserva l'esperienza dei suoni, nel senso che il suo cervello è capace di tradurre i movimenti labiali in sensazioni uditive.
Ai sordi prelinguistici , naturalmente, è preclusa l'esperienza dell'immaginazione uditiva, non avendo essi alcuna idea del suono delle parole e di un corrispondente suono-significato.

Tipi di sordità

Cosa vuol dire essere sordi?
La sordità è una patologia sensoriale determinata dalla perdita totale o parziale dell'udito e quindi della capacità di ascolto.
I sordi sono persone neurologicamente normali, che in seguito a una ferita dell'orecchio sono escluse dal contatto uditivo con il mondo, soprattutto con la realtà sonora del linguaggio, esclusione che può avere conseguenze sullo sviluppo della mente linguistica.

Fattori della valutazione della sordità.
1. Le diverse forme di sordità possono essere distinte in base al grado, vale a dire in relazione alla perdita uditiva misurata in decibel attraverso test audiometrici.
Si parla di sordità lieve quando la perdita è tra 20 e 40 dB. In questi casi si ha difficoltà a captare un discorso rapido, distante e a basso volume, ma in genere apprendono il discorso verbale senza grosse difficoltà.
La sordità media, con una soglia tra i 41 e i 70 dB, impedisce la perfetta percezione del parlato e comporta una certa difficoltà a descriminare le parole prodotte in una conversazione di intensità normale.
La sordità grave, con perdita compresa tra i 71 e i 90 dB, consente solo la percezione di alcuni suoni del parlato e di qualche parola qua e là.
C'è ancora la sordità profonda, con una soglia superiore ai 90 dB. Chi ne è effetto, pur portando un apparecchio acustico, è escluso dalla percezione dei suoni del parlato e per apprendere il linguaggio verbale in qualche forma deve ricorrere necesariamente alla lettura labiale e comunque imparare la lingua dei segni. Essere sordo profondo non significa tuttavia vivere in un mondo silenzioso si possono ancora sentire rumori intensi,vibrazioni trasmesse per via ossea.

2. La sordità si distingua anche in base al tipo.
Si parla di sordità trasmissiva, dovuta a una patologia dell'orecchio esterno e/o medio: chi ne è affetto perde la percezione dei suoni gravi, sente i suoni affievoliti e ha la sensazione di avere le orecchie turate.
La sordità percettiva o neurosensoriale è causata da una patologia dell'orecchi interno. In questi casi la persona ha difficoltà a riconoscere i suoni, sopratutto quelli acuti, essenziali nella comprensione del parlato.
Si parla di sordità mista quando sono presenti contemporaneamente le forme di sordità trasmissiva e percettiva.
Vi è, infine, la sordità centrale legata a lesioni della corteccia uditiva o al danneggiamento delle radici del nervo uditivo. In questo caso i suoni inviati all'orecchio non vengono correttamente interpretati.

3. Un altro fattore importante nella valutazione di una sordità è l'età d'insorgenza del deficit.
Può essere prenatale (prima della nascita), perinatale (alla nascita) o postnatale (dopo la nascita).
Esiste anche una forma di sordità ereditaria dovuta a mutazioni genetiche trasmesse da una generazione all'altra.