A volte é un dialogo nel silenzio:
quando la voce non c’é, sono le mani che segnano
e il corpo intero parla.
Se non conosci questa lingua
non potrai mai comprendere l’altro fino in fondo.
A volte é un dialogo sonoro:
la voce é roca,
la lingua espressa é poco intelligibile
e il dialogo rischia di interrompersi.
Dovrai introdurre altre modalità di comunicazione
per non rischiare fraintendimenti e incomprensioni.
Altre volte é un dialogo fra parlanti la stessa lingua
ma la competenza non é la stessa.
Affinché il dialogo risulti efficace
dovrai modificare il tuo registro linguistico.
Altre volte ….
potrai persino stupirti dell’abilità linguistica e comunicativa del tuo interlocutore
fino a dimenticarti completamente della sua sordità.
Visualizzazione post con etichetta sordità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sordità. Mostra tutti i post
il modo di comunicare dei sordi
Pubblicato da
fabrizia
on giovedì 23 luglio 2009
Etichette:
lingua dei segni,
sordità
/
Comments: (0)
Una lingua che si vede!
Pubblicato da
Anonimo
Etichette:
lingua dei segni,
sordità
/
Comments: (0)
Per Carl, degli Stati Uniti, questa lingua è un dono dei suoi genitori sordi. Benché sordo dalla nascita, in tenerissima età era già in grado di definire oggetti, collegare insieme segni ed esprimere pensieri astratti nella lingua americana dei segni (ASL). La maggior parte dei bambini sordi con genitori sordi segnanti comincia a produrre i primi segni a 10 o 12 mesi. Il libro A Journey Into the Deaf-World (Viaggio nel mondo dei sordi) spiega che “adesso i linguisti riconoscono che la capacità di acquisire una lingua in modo naturale e di trasmetterla ai propri figli è profondamente radicata nel cervello. È del tutto indifferente se la capacità si manifesta con una lingua dei segni o una lingua parlata”.
Sveta è nata in Russia e appartiene a una famiglia di sordi da tre generazioni. Insieme al fratello, pure sordo, ha acquisito la lingua russa dei segni. Quando a tre anni è stata iscritta a un asilo per bambini sordi sapeva già esprimersi bene nella lingua dei segni. Sveta ammette: “Gli altri bambini sordi non conoscevano la lingua dei segni e imparavano da me”. Molti bambini sordi hanno avuto genitori udenti che non conoscevano la lingua dei segni. Spesso la lingua dei segni è stata tramandata a scuola dai bambini sordi più grandi a quelli più piccoli, che così potevano comunicare con facilità.
Oggi sempre più genitori udenti imparano la lingua dei segni insieme ai figli. Di conseguenza questi piccoli sordi riescono a comunicare efficacemente prima di andare a scuola. Questo è il caso di Andrew, un sordo canadese i cui genitori sono udenti. Essi impararono la lingua dei segni e la usarono con lui fin da piccolo, provvedendogli una base linguistica su cui poté costruire negli anni successivi. Adesso tutti i membri della famiglia possono comunicare tra loro su qualsiasi argomento nella lingua dei segni.
I sordi sono in grado di formulare pensieri, astratti e concreti, senza bisogno di pensare in una lingua parlata. Proprio come ciascuno di noi formula i pensieri nella propria lingua, così molti sordi pensano nella lingua dei segni.
Varietà di lingue
In tutto il mondo le comunità di sordi hanno inventato la propria lingua dei segni o adottato aspetti di altre lingue dei segni. Parte dell’odierno vocabolario dell’ASL fu tratto 180 anni fa dalla lingua francese dei segni. Questi segni si fusero con quelli in uso allora negli Stati Uniti, dando luogo all’attuale ASL. Le lingue dei segni si sviluppano nel corso di molti anni e vengono perfezionate di generazione in generazione.
Di norma le lingue dei segni non seguono l’andamento socio-geografico delle lingue parlate. In Puerto Rico, per esempio, si usa l’ASL anche se si parla spagnolo. Benché sia in Inghilterra che negli Stati Uniti si parli inglese, nella prima si usa la lingua inglese dei segni, che è molto diversa dall’ASL. Anche la lingua messicana dei segni è diversa dalle molte lingue dei segni dell’America Latina.
Quando si studia una lingua dei segni, si rimane colpiti dalla sua complessità e dalla ricchezza di espressioni. Con la lingua dei segni si possono esprimere quasi tutti gli argomenti, i pensieri e le idee. Fa piacere che ci sia una crescente tendenza a produrre letteratura per sordi su videocassette, usando una lingua naturale dei segni per raccontare storie, recitare poesie, descrivere avvenimenti storici e insegnare la verità biblica. In molti paesi l’alfabetizzazione nella lingua dei segni è in aumento.
Molti centri educativi per bambini sordi in tutto il mondo hanno scoperto i benefìci di usare la lingua dei segni sin dal momento in cui il bambino inizia a sviluppare le sue facoltà linguistiche. (Vedi i riquadri alle pagine 20 e 22). Hanno riscontrato che comunicando con il bambino sordo fin da piccolo in una lingua naturale dei segni e sviluppando un fondamento linguistico si porranno le basi per un maggiore rendimento scolastico, per un migliore inserimento sociale, e anche per la successiva acquisizione di una lingua scritta.
Una commissione dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) sull’educazione dei sordi ha detto: “Non è più ammissibile trascurare la lingua dei segni o evitare di promuoverne lo sviluppo nei programmi educativi per i sordi”. Bisogna dire però che qualunque scelta facciano i genitori per il loro bambino sordo in campo educativo, è della massima importanza la piena partecipazione di entrambi.
Chiacchiere da bar con due sordi.
Ho un bellissimo bar vicino al palazzetto dello sport del mio paese, e qualche giorno fa c'è stata, nel palazzetto, una manifestazione di danza. Un modesto saggio di fine anno di una scuola locale.
Arrivo al nostro "caffè culturale" a serata già iniziata, e trovo al bancone due ragazzi che gesticolano, una coppia credo, e mia madre che annuisce e si china sul frigo sotto il bacone per prendere loro delle cose, che, nascoste, non potevano chiaramente avere indicato.
Vado un attimo fuori tra i tavolini esterni, torno e trovo i ragazzi, seduti ad un tavolo poco lontano dal bancone, che sorridono guardando in direzione di mia madre, la quale ride insieme a loro. Poi vedo mia madre fare dei buffi gesti deittici, nulla di più artciolato di questo, per farsi capire... in quel momento era lei quella che non sapeva la lingua degli altri. I ragazzi, ormai ero certa fossero sordomuti, sorridono e eseguono degli altri gesti. Mia madre dice tra sè e sè ad alta voce: Ah, giusto! e sorride loro.
Ora, c'è da precisare che mia madre sente e parla, non ha mai studiato la lingua dei segni italiana nè nessun altra lingua dei segni, e , almeno a quanto ne so io, non ha mai avuto a che fare prima con persone non udenti.
Le chiedo: "Scusa, ma come li stai capendo?" Lei risponde con estrema naturalezza: " Boh! Non lo so... li tratto normalmente! chi l'ha detto che devono essere loro a farsi capire da me! provo io a capire loro! ma è facile, se provi! a volte sbaglio, però un po' ci capiamo!"
Mia madre stava mettendo loro al posto dei "normali", e si stava sentendo in dovere di adeguarsi. Faceva insomma quello che fanno in pochi: non li trattava sentendosi superiore, solo perchè in possesso del sistema di linguaggio più ritenuto "normale", cioè quello orale.
E la cosa bella , era che alla fine, bene o male, si capivano.
A fine serata mia madre, che non ha mai studiato nulla di filosofia del linguaggio, etica dell'ascolto, lingua dei segni eccetera eccetera, mi ha detto: "Certo che siamo proprio ignoranti...ma perchè non la impariamo un po', la lingua dei segni?Erano simpatici quei due ragazzi!"
Deborah De Rosa
Arrivo al nostro "caffè culturale" a serata già iniziata, e trovo al bancone due ragazzi che gesticolano, una coppia credo, e mia madre che annuisce e si china sul frigo sotto il bacone per prendere loro delle cose, che, nascoste, non potevano chiaramente avere indicato.
Vado un attimo fuori tra i tavolini esterni, torno e trovo i ragazzi, seduti ad un tavolo poco lontano dal bancone, che sorridono guardando in direzione di mia madre, la quale ride insieme a loro. Poi vedo mia madre fare dei buffi gesti deittici, nulla di più artciolato di questo, per farsi capire... in quel momento era lei quella che non sapeva la lingua degli altri. I ragazzi, ormai ero certa fossero sordomuti, sorridono e eseguono degli altri gesti. Mia madre dice tra sè e sè ad alta voce: Ah, giusto! e sorride loro.
Ora, c'è da precisare che mia madre sente e parla, non ha mai studiato la lingua dei segni italiana nè nessun altra lingua dei segni, e , almeno a quanto ne so io, non ha mai avuto a che fare prima con persone non udenti.
Le chiedo: "Scusa, ma come li stai capendo?" Lei risponde con estrema naturalezza: " Boh! Non lo so... li tratto normalmente! chi l'ha detto che devono essere loro a farsi capire da me! provo io a capire loro! ma è facile, se provi! a volte sbaglio, però un po' ci capiamo!"
Mia madre stava mettendo loro al posto dei "normali", e si stava sentendo in dovere di adeguarsi. Faceva insomma quello che fanno in pochi: non li trattava sentendosi superiore, solo perchè in possesso del sistema di linguaggio più ritenuto "normale", cioè quello orale.
E la cosa bella , era che alla fine, bene o male, si capivano.
A fine serata mia madre, che non ha mai studiato nulla di filosofia del linguaggio, etica dell'ascolto, lingua dei segni eccetera eccetera, mi ha detto: "Certo che siamo proprio ignoranti...ma perchè non la impariamo un po', la lingua dei segni?Erano simpatici quei due ragazzi!"
Deborah De Rosa
PREGIUDIZI
Una sorta di timore nei confronti di tutto ciò che è "diverso" aleggia tra i respiri dell'umanità da sempre.
Nell'antica Grecia i figli storpi venivano lasciati morire abbandonati tra le braccia di una natura pericolosa. Con l'affermarsi del Cristianesimo l'omosessualità diventa un tabù, un reato, e così chi era malato di epilessia era indemoniato, i sordi non potevano ricevere i sacramenti, oltre al battesimo, perchè ritenuti incapaci di mantenere fede alle promesse, ritenuti eterni infanti.
Proseguendo nel cammino della storia è impossibile non citare quanti hanno perso la vita o sono stati esiliati per il loro modo di pensare "diverso" da ciò che la Chiesa o il Potere desideravano che la gente pensasse. E poi lo scempio della seconda guerra mondiale che ha visto ebrei, comunisti, omosessuali, persone di colore, storpi, patire in prigioni di lacrime e dolore guardando la Morte negli occhi, Morte beffarda e maligna che accusava loro di essere "diversi".
E ancora oggi assistiamo a tempeste di violenza che si scagliano contro chi "non è normale".
Pregiudizi assurdi tappano gli occhi della Ragione. C'è stato chi mi ha detto che "le persone malate sono tutte maligne, perchè si sentono diverse".
Secondo me è il parametro di valutazione che si usa nello stabilire cosa è diverso o cosa è normale che non funziona affatto. L'essere attacati a dei canoni di fisicità "perfetta", il ritenere superiore il proprio Credo rispetto a quello degli altri. Personalmente ritengo che dovremmo soffermarci a riflettere sul fatto che ogni essere umano è dotato di un'anima e ama, odia, desidera, pensa, indipendentemente dal proprio aspetto fisico, dalla propria religione, dal proprio orientamento politico, sessuale o religioso, dalle proprie condizioni di salute.
Se solo ci sforzassimo di liberare le nostre menti dalla prigione dei pregiudizi capiremmo che la parola chiave dell'umanità non è "diversità", bensì UGUAGLIANZA.
Nell'antica Grecia i figli storpi venivano lasciati morire abbandonati tra le braccia di una natura pericolosa. Con l'affermarsi del Cristianesimo l'omosessualità diventa un tabù, un reato, e così chi era malato di epilessia era indemoniato, i sordi non potevano ricevere i sacramenti, oltre al battesimo, perchè ritenuti incapaci di mantenere fede alle promesse, ritenuti eterni infanti.
Proseguendo nel cammino della storia è impossibile non citare quanti hanno perso la vita o sono stati esiliati per il loro modo di pensare "diverso" da ciò che la Chiesa o il Potere desideravano che la gente pensasse. E poi lo scempio della seconda guerra mondiale che ha visto ebrei, comunisti, omosessuali, persone di colore, storpi, patire in prigioni di lacrime e dolore guardando la Morte negli occhi, Morte beffarda e maligna che accusava loro di essere "diversi".
E ancora oggi assistiamo a tempeste di violenza che si scagliano contro chi "non è normale".
Pregiudizi assurdi tappano gli occhi della Ragione. C'è stato chi mi ha detto che "le persone malate sono tutte maligne, perchè si sentono diverse".
Secondo me è il parametro di valutazione che si usa nello stabilire cosa è diverso o cosa è normale che non funziona affatto. L'essere attacati a dei canoni di fisicità "perfetta", il ritenere superiore il proprio Credo rispetto a quello degli altri. Personalmente ritengo che dovremmo soffermarci a riflettere sul fatto che ogni essere umano è dotato di un'anima e ama, odia, desidera, pensa, indipendentemente dal proprio aspetto fisico, dalla propria religione, dal proprio orientamento politico, sessuale o religioso, dalle proprie condizioni di salute.
Se solo ci sforzassimo di liberare le nostre menti dalla prigione dei pregiudizi capiremmo che la parola chiave dell'umanità non è "diversità", bensì UGUAGLIANZA.
Ciao a tutti....facendo i miei soliti giretti su google,ho trovato una cosa molto interessante e direi attinente con il mio blog la danza arte della comunicazione...Chi lo dice che i sordi non possono danzare?Leggete qua.....I Sordi danzano il "braille"
Pochi conoscono la storia dei sordi, pochissimi la loro Cultura. I sordi , nel nostro Paese evoluto, sono ritenuti handicappati, cioè disabili, cioè incapaci di vivere una vita "normale". Recentemente su Rete 4, TV della ex-Fininvest di Berlusconi, l' attrice sorda Marlee Matlin (vincitrice di un OSCAR per l' interpretazione in Figli di un dio minore) è protagonista di una serie di telefilm intitolati "Ragionevoli Dubbi" in cui interpreta il ruolo di un procuratore (avvocato di stato) sordo.
Molti credono che i Sordi segnanti non possano fare gli Avvocati, questo telefilm lo nega. E non si tratta solo di telefilm... Negli Stati Uniti esiste un' importante Associazione di Avvocati Sordi che esercitano regolarmente (con l'ausilio di interpreti professionisti). In Italia un sordo troverebbe moltissime difficoltà, e non solo per lo studio, se volesse diventare avvocato!
E se volesse diventare ballerino? Impossibile, gli direbbero gli udenti. Invece no, oltre a compagnie di danza americane, esisteva, fondata nel 1967, la DEMAMA DANCE COMPANY formata esclusivamente da ballerini sordi. Questa compagnia di Israele riscosse negli anni '70 un notevole successo in tutto il mondo. La Compagnia era diretta dal coreografo Moshe Efrati che decise nel 1975 di creare una nuova compagnia: l' Efrati Dance Company, con ballerini udenti. Nel 1978 le due compagnie dirette da Efrati si fusero e nacque una compagnia di sordi e udenti chiamata la Moshe Efrati Koldmama Dance Company. In tutto il mondo la Compagnia ha riscosso un grande apprezzamento di pubblico e di critica. I sordi partecipano alla danza attraverso i suoni vibrati, le tecniche di danza multiple rivisitate da Moshe Efrati sono divenute molto accentuate ritmicamente.
Questa caratteristica. o nuova forma di danza, si chiama "braille". Tutto ruota intorno alla visione del ritmo. Oggi, i ballerini sordi professionisti della compagnia sono rimasti soltanto tre, soltanto uno di loro partecipa allo spettacolo ed è in torunée in Italia. Ciò giustifica ancora il nome della compagnia (Demama significa infatti silenzio), però un tempo i Sordi rappresentavano almeno il 50% della compagnia. Efrati, per evitare equivoci, continua a ripetere a tutti di non essere un terapeuta e anche noi vogliamo sottolineare questo fatto. Non si tratta di metodo o di terapie per "audiolesi", non è danza-terapia (volendo coniare un termine analogo alla musicoterapia!). Si tratta invece di una Compagnia con ballerini sordi professionisti che danzano al pari di tutti gli altri, senza particolari motivazioni. Nemmeno quella di mostrare al mondo che i sordi possono, al pari degli udenti, esercitare ogni professione. Tuttavia rimane il fatto, per noi piacevole perché conferma quanto da tempo sosteniamo, che prima di dire ai Sordi che è impossibile per loro fare una qualsisasi cosa, occorre ben riflettere.
I ballerini sordi di questa e altre compagnie sono la risposta vivente di quanto gli udenti, che ancora si stupiscono, conoscano poco la sordità e le potenzialità (intellettive, cognitive, professionali, creative...) delle persone sorde. Anche i Sordi italiani hanno una nuova occasione per riflettere...Finora hanno accettato di essere "inferiori", di accettare la loro "minorazione" uditiva e quindi di credere di non poter svolgere alcune professioni. Forse è il caso di rivedere, e per sempre, questi PREGIUDIZI.
Lo spettacolo della compagnia israeliana si intitola CAMINA Y TORNA e fu presentato con successo anche in Messico. La storia narrata appartiene alla storia e alla Cultura Ebraica, è la storia degli ebrei sefarditi, gli ebrei della Spagna, che risale al 1492 (anno della scoperta dell' America ma anche anno della cacciata degli ebrei spagnoli a causa dell' Inquisizione). Nello spettacolo si rappresenta la figura dell' ebreo errante che cammina e cammina, mentre la voce di Yossi Banai (famoso attore israeliano) si ascolta tra la partitura musicale nelle lingue spagnola-sefardita-ebraica, con traduzione italiana approssimativa. Purtroppo lo spettacolo è rivolto agli udenti e il testo non ha traduzione in Lingua dei Segni per permettere ai sordi di poterlo capire. Tuttavia nemmeno gli udenti possono apprezzarlo davvero in originale, in quanto pochi conoscono le lingue citate.
Accanto alle musiche ed ai suoni (Kol significa Suono e Demama, come già detto è il Silenzio) si crea una particolare atmosfera. Perché pensato in questi termini lo spettacolo non si rivolge alle persone sorde, non ha questa intenzione. I nostri amici Sordi potranno comunque apprezzare il linguaggio della danza moderna, ricco di movimenti simbolici (verso la terra, la polvere che gli ebrei alzano camminando mentre gli occhi guardano in giù con la testa china, ma forse il cuore naviga fra le speranze... e con i passi della danza può riscattare la condizione di oppressi e di perseguitati in un balzo, in un segno verso l'alto, 77 volte e per sempre verso il cielo libero).
Marco Consolati
(Luglio 1993, in occasione della tournée in Italia della compagnia di danza israeliana).
A mio parere tutti possono ballare..perchè la danza..la musica della danza è un qualcosa che si ha dentro,è una melodia che ognuno custodisce nel suo cuore!!!
Pochi conoscono la storia dei sordi, pochissimi la loro Cultura. I sordi , nel nostro Paese evoluto, sono ritenuti handicappati, cioè disabili, cioè incapaci di vivere una vita "normale". Recentemente su Rete 4, TV della ex-Fininvest di Berlusconi, l' attrice sorda Marlee Matlin (vincitrice di un OSCAR per l' interpretazione in Figli di un dio minore) è protagonista di una serie di telefilm intitolati "Ragionevoli Dubbi" in cui interpreta il ruolo di un procuratore (avvocato di stato) sordo.
Molti credono che i Sordi segnanti non possano fare gli Avvocati, questo telefilm lo nega. E non si tratta solo di telefilm... Negli Stati Uniti esiste un' importante Associazione di Avvocati Sordi che esercitano regolarmente (con l'ausilio di interpreti professionisti). In Italia un sordo troverebbe moltissime difficoltà, e non solo per lo studio, se volesse diventare avvocato!
E se volesse diventare ballerino? Impossibile, gli direbbero gli udenti. Invece no, oltre a compagnie di danza americane, esisteva, fondata nel 1967, la DEMAMA DANCE COMPANY formata esclusivamente da ballerini sordi. Questa compagnia di Israele riscosse negli anni '70 un notevole successo in tutto il mondo. La Compagnia era diretta dal coreografo Moshe Efrati che decise nel 1975 di creare una nuova compagnia: l' Efrati Dance Company, con ballerini udenti. Nel 1978 le due compagnie dirette da Efrati si fusero e nacque una compagnia di sordi e udenti chiamata la Moshe Efrati Koldmama Dance Company. In tutto il mondo la Compagnia ha riscosso un grande apprezzamento di pubblico e di critica. I sordi partecipano alla danza attraverso i suoni vibrati, le tecniche di danza multiple rivisitate da Moshe Efrati sono divenute molto accentuate ritmicamente.
Questa caratteristica. o nuova forma di danza, si chiama "braille". Tutto ruota intorno alla visione del ritmo. Oggi, i ballerini sordi professionisti della compagnia sono rimasti soltanto tre, soltanto uno di loro partecipa allo spettacolo ed è in torunée in Italia. Ciò giustifica ancora il nome della compagnia (Demama significa infatti silenzio), però un tempo i Sordi rappresentavano almeno il 50% della compagnia. Efrati, per evitare equivoci, continua a ripetere a tutti di non essere un terapeuta e anche noi vogliamo sottolineare questo fatto. Non si tratta di metodo o di terapie per "audiolesi", non è danza-terapia (volendo coniare un termine analogo alla musicoterapia!). Si tratta invece di una Compagnia con ballerini sordi professionisti che danzano al pari di tutti gli altri, senza particolari motivazioni. Nemmeno quella di mostrare al mondo che i sordi possono, al pari degli udenti, esercitare ogni professione. Tuttavia rimane il fatto, per noi piacevole perché conferma quanto da tempo sosteniamo, che prima di dire ai Sordi che è impossibile per loro fare una qualsisasi cosa, occorre ben riflettere.
I ballerini sordi di questa e altre compagnie sono la risposta vivente di quanto gli udenti, che ancora si stupiscono, conoscano poco la sordità e le potenzialità (intellettive, cognitive, professionali, creative...) delle persone sorde. Anche i Sordi italiani hanno una nuova occasione per riflettere...Finora hanno accettato di essere "inferiori", di accettare la loro "minorazione" uditiva e quindi di credere di non poter svolgere alcune professioni. Forse è il caso di rivedere, e per sempre, questi PREGIUDIZI.
Lo spettacolo della compagnia israeliana si intitola CAMINA Y TORNA e fu presentato con successo anche in Messico. La storia narrata appartiene alla storia e alla Cultura Ebraica, è la storia degli ebrei sefarditi, gli ebrei della Spagna, che risale al 1492 (anno della scoperta dell' America ma anche anno della cacciata degli ebrei spagnoli a causa dell' Inquisizione). Nello spettacolo si rappresenta la figura dell' ebreo errante che cammina e cammina, mentre la voce di Yossi Banai (famoso attore israeliano) si ascolta tra la partitura musicale nelle lingue spagnola-sefardita-ebraica, con traduzione italiana approssimativa. Purtroppo lo spettacolo è rivolto agli udenti e il testo non ha traduzione in Lingua dei Segni per permettere ai sordi di poterlo capire. Tuttavia nemmeno gli udenti possono apprezzarlo davvero in originale, in quanto pochi conoscono le lingue citate.
Accanto alle musiche ed ai suoni (Kol significa Suono e Demama, come già detto è il Silenzio) si crea una particolare atmosfera. Perché pensato in questi termini lo spettacolo non si rivolge alle persone sorde, non ha questa intenzione. I nostri amici Sordi potranno comunque apprezzare il linguaggio della danza moderna, ricco di movimenti simbolici (verso la terra, la polvere che gli ebrei alzano camminando mentre gli occhi guardano in giù con la testa china, ma forse il cuore naviga fra le speranze... e con i passi della danza può riscattare la condizione di oppressi e di perseguitati in un balzo, in un segno verso l'alto, 77 volte e per sempre verso il cielo libero).
Marco Consolati
(Luglio 1993, in occasione della tournée in Italia della compagnia di danza israeliana).
A mio parere tutti possono ballare..perchè la danza..la musica della danza è un qualcosa che si ha dentro,è una melodia che ognuno custodisce nel suo cuore!!!
E' opportuno parlare di riabilitazione?
Per molto tempo la sordità è stata affrontata da un punto di vista medico-riabilitativo, puntando l'attenzione solo sul deficit acustico da riparare attraverso l'uso di protesi o altri tipi di interventi.
Solo da qualche decennio, grazie a progressi della ricerca scientifica, si è diffusa una nuova filosofia che guarda alla persona sorda nella sua totalità e che, senza negare o ostinarsi a tutti i costi a ridurre il deficit, ne colloca lo sviluppo linguistico in un contesto più ampio, all'interno del quale il bambino sordo vine valutato non tanto sulla base di come "parla", ma piuttosto sulla base di quello che egli "è" e di quello che egli "sa". In questa prospettiva culturale, il sordo viene visto nella sua peculiarità: egli facendo affidamento sulle sue capacità visive e sulla sua specifica percezione del mondo si esprime pienamente attraverso la lingua naturale, quella dei segni.
La lingua dei segni, espressione della modalità di esistenza tipica dei sordi, non è un metodo ma una lingua con tutte le caratteristiche di una lingua vera e propria, quella della comunità dei sordi. L'esposizione alla lingua dei segni sin dalla più tenera età permette lo sviluppo della piena competenza linguistica e rende più semplice, più rapida e sopratutto più completa l'acquisizione delle conoscenze e la trasmissione dei contenuti culturali.
La riabilitazione dei sordi alla comunicazione orale segue un iter molto lungo e faticoso, per la scarsa efficacia della protesi o per l'alto grado della sordità. Il modo di parlare dei sordi è il più delle volte artefatto, sconnesso e privo di naturalezza a causa dell'assenza di feedback acustico. C'è da chiedersi pertanto che senso abbia immergere il bambino sordo nella comunicazione sonora quando di fatto egli non sente. Sarebbe meglio consentirgli l'uso del suo linguaggio naturale, integrandolo solo successivamente con la logopedia e la lettura labiale.
Per farci un'idea del modo in cui i sordi vivono questo ricondizionamento, ecco la testimonianza di uno di loro, educato al linguaggio vocale, che, in età adulta,si rivolge alla sua logopedista:
Tu non immagini quanta fatica mi costi l'apprendimento di alcune parole, dei fonemi. E' un vero e proprio stress[...] Tu sei fissata sull'allenamento acustico...Io, invece, voglio essere rispettato nella mia sordità dalle voci e dai suoni [Pigliacampo 1996,28,41].
La rieducazione orale è faticosa e spesso frustrante per un bambino, la cui capacità di applicazione è il più delle volte scarsa e discontinua, richiede tempi talmente lunghi da assorbire gran parte del tempo a disposizione del bambino sordo durante gli anni cruciali per la sua formazione, con ogni probabilità l'acquisizione del linguaggio avverrà in ritardo. Invece la possibilità di traduzione simultanea nella lingua dei segni permetterebbe un reale inserimento della persona sorda.
Un'altro limite del metodo orale sta nel privileggiare la produzione sulla comprensione. Lo stesso arricchimento del vocabolario viene perseguito selezionando i vocaboli in base alle difficoltà di pronuncia, di conseguenza sarà molto ridotto. L'uso esclusivo del linguaggio orale può risultare emarginante persino per i sordi con buone prestazioni verbali. Negli ultimi decenni, gli studi psicolinguistici hanno evidenziato i numerosi limiti dell'oralismo che, provocando un notevole abbassamento del livello di istruzione della popolazione sorda, si è rivelato un fallimento linguistico, dimostrando al contempo che coniugare la gestualità alla parola non ostacola la comprensione del linguaggio verbale (orale e scritto).
Strategie rieducative
Nelle nuove strategie rieducative rientra il metodo bimodale. La sua peculiarità sta nell'esporre il bambino sordo a un imput trasmesso contemporaneamente in due modalità: acustico-vocale e visivo-gestuale, ma usando un'unica lingua, quella verbale. Si parla usando la costruzione sintattica della lingua italiana e simultaneamente si producono i segni corrispondenti. Per rendere maggiormente "visibile" e quindi comprensibile la struttura dell'italiano vengono utilizzati i segni (il lessico) della LIS e nei casi in cui non esiste un segno corrispondente si ricorre alla dattilologia, ovvero all'alfabeto manuale dei sordi. Il linguaggio misto usato nel metodo bimodale è l' Italiano segnato esatto (ISE).Le finalità di questa proposta educativa sono una buona produzione verbale e, soprattutto, il miglioramente della comprensione della lettura labiale, delle abilità di lettura e comprensione del testo e di scrittura.
Ancora più recente è l'approccio educativo bilingue.Questa situazione si differenzia da quella bimodale per il fatto che si tratta di due lingue piuttosto che di un linguaggio misto, utilizzate separatamente anche per evitare fenomeni di interferenza interlinguistica.La lingua dei segni e la lingua parlata e/o scritta vengono usate in situazioni diverse e con interlocutori diversi, senza mescolanza.Questo approccio educativo, in cui oralità e lingua dei segni non sono scelte alternative ma coesistono, offre al sordo maggiori occasioni di interazione, di comunicazione e la possibilità di accedere a due mondi culturali.
Per concludere accenniamo a quella forma di comunicazione integrata, diffusa già da diversi anni nella didattica per sordi, nota come Comunicazione totale.Riconosce le possibilità di usare le modalità linguistiche ritenute più appropriate nelle diverse situazioni, allo scopo di agevolare la persona sorda nei processi di apprendimento e nella vita relazionale,leggittimando il ricorso a qualsiasi strumento semiotico nella prassi comunicativa.
"Comunicazione totale" significa apertura verso qualsiasi modalità linguistica e volontà di garantire al massimo la comunicazione dei sordi mediante l'impiego (non simultaneo) di tutte le strategie complementari alla verbalità e in particolare al recupero della lingua dei segni e di tutte le altre forme di gestualità.Tale disposizione mentale rappresenta anche il superamento della secolare disputa ideologica tra oralismo e segnismo.
Introduzione agli studi sulla sordità
Pubblicato da
Annamaria
on giovedì 16 luglio 2009
Etichette:
appunti,
lingua dei segni,
sordità
/
Comments: (0)
Un pregiudizio sulla sordità sta nel ritenere che i sordi siano persone mentalmente ritardate. Questo equivoco nasce dalla convinzione che essere privi della parola "parlata" significhi essere privi di una mente che ragiona.
Già Aristotele aveva evidenziato nell'uomo il nesso funzionale tra udito e voce articolata e la sua specificità per lo sviluppo del logos, cioè della mente linguistica dell'animale umano, definendo i sordi esseri intellettivamente inferiori proprio perchè privi del linguaggio articolato [Historia Animalium]. Tuttavia, anche se le affermazioni aristoteliche andrebbero considerate nel contesto complessivo della sua idea di lingua, le interpretazione che ne sono scaturite nei secoli successivi hanno pesato negativamente per migliaia di anni sulla condizione generale dei sordi e in particolare sul guidizio del loro stato cognitivo. Si noti a proposito l'espressione inglese deaf and dumb, dove dumb oltre che muto può significare anche sciocco, duro di comprendonio. Oggi, comunque, anche nei paesi anglofoni quest'espressione è ormai sostituita dal termine deaf.
Il sordo non ha nè un deficit cognitivo , nè un danno neurologico, ma solo un deficit sensoriale.
Per molto tempo si è chiamato "sordomuto" il sordo. In realtà il mutismo è un'effetto della sordità, i sordi sono semplicemente "sordi", privati della capacità di ascoltare i suoni prodotti nell'ambiente che li circonda e di autocontrollare le loro produzioni vocali, ma sono potenzialmente in grado di parlare , perchè dotati di un apparato fonatorio integro e di identico a quello di ogni persona normale. Essi diventano muti a causa della loro sordità, proprio perchè noi parliamo solo perchè sentiamo. Nei primi mesi di vita anche i bambini sordi congeniti, come quelli udenti, producono suoni linguistici, ma la loro lallazione è povera e incoerente, proprio per la mancanza di feedback acustico, per l'impossibilità cioè di autocontrollo dell'attività fono-articolatoria.
L'esistenza di lingue dei segni forniscono una prova dell'indipendenza della facoltà del linguaggio dalla dimensione orale.
La facoltà del linguaggio, sia in condizioni normali sia, e ancora di più, in presenza di un deficit sensoriale, ha bisogno di un ambiente sociale e linguistico adeguato per potersi attivare spontaneamente, ha cioè bisogno del contatto con altre persone che segnano o parlano, di stimoli comunicativi.
Se un bambino non è immerso precocemente in un contesto sociale e linguistico, entro l'età critica che va da 0 a 4/5 anni circa non riuscirà ad acquisire una serie di abilità.
L'esperienza linguistica può modificare in modo considerevole lo sviluppo cerebrale e se essa è deficitaria può causare un ritardo nella maturazione del cervello, impedendo il normale sviluppo dell'emisfero sinistro e l'orizzonte delle sue capacità di pensiero è gravemente limitato.
In genere quando si parla di sordi si intendono i sordi prelinguistici, quelli che sono privi di udito dalla nascita o che lo hanno perso nell'infanzia, prima ancora di acquisire il linguaggio. Non potendo udire i suoni prodotti nell'ambiente familiare ed esercitarsi a loro volta ad imitarli, i sordi profondi prelinguistici non mostrano la minima predisposizione innata a parlare. Essi hanno un istinto naturale a segnare, ovvero a creare e ad apprendere, senza uno specifico addestramento, la lingua dei segni, sol che vi vengano esposti.
Il sordo postlinguistico, ovvero chi diventa sordo dopo l'acquisizione del linguaggio, conserva inalterato il suo patrimonio linguistico, vive raramente in un mondo silenzioso. Egli conserva l'esperienza dei suoni, nel senso che il suo cervello è capace di tradurre i movimenti labiali in sensazioni uditive.
Ai sordi prelinguistici , naturalmente, è preclusa l'esperienza dell'immaginazione uditiva, non avendo essi alcuna idea del suono delle parole e di un corrispondente suono-significato.
Tipi di sordità
Pubblicato da
Annamaria
Etichette:
appunti,
lingua dei segni,
sordità
/
Comments: (0)
Cosa vuol dire essere sordi?
La sordità è una patologia sensoriale determinata dalla perdita totale o parziale dell'udito e quindi della capacità di ascolto.I sordi sono persone neurologicamente normali, che in seguito a una ferita dell'orecchio sono escluse dal contatto uditivo con il mondo, soprattutto con la realtà sonora del linguaggio, esclusione che può avere conseguenze sullo sviluppo della mente linguistica.
1. Le diverse forme di sordità possono essere distinte in base al grado, vale a dire in relazione alla perdita uditiva misurata in decibel attraverso test audiometrici.
Si parla di sordità lieve quando la perdita è tra 20 e 40 dB. In questi casi si ha difficoltà a captare un discorso rapido, distante e a basso volume, ma in genere apprendono il discorso verbale senza grosse difficoltà.La sordità media, con una soglia tra i 41 e i 70 dB, impedisce la perfetta percezione del parlato e comporta una certa difficoltà a descriminare le parole prodotte in una conversazione di intensità normale.
La sordità grave, con perdita compresa tra i 71 e i 90 dB, consente solo la percezione di alcuni suoni del parlato e di qualche parola qua e là.
C'è ancora la sordità profonda, con una soglia superiore ai 90 dB. Chi ne è effetto, pur portando un apparecchio acustico, è escluso dalla percezione dei suoni del parlato e per apprendere il linguaggio verbale in qualche forma deve ricorrere necesariamente alla lettura labiale e comunque imparare la lingua dei segni. Essere sordo profondo non significa tuttavia vivere in un mondo silenzioso si possono ancora sentire rumori intensi,vibrazioni trasmesse per via ossea.
2. La sordità si distingua anche in base al tipo.
Si parla di sordità trasmissiva, dovuta a una patologia dell'orecchio esterno e/o medio: chi ne è affetto perde la percezione dei suoni gravi, sente i suoni affievoliti e ha la sensazione di avere le orecchie turate.
La sordità percettiva o neurosensoriale è causata da una patologia dell'orecchi interno. In questi casi la persona ha difficoltà a riconoscere i suoni, sopratutto quelli acuti, essenziali nella comprensione del parlato.
Si parla di sordità mista quando sono presenti contemporaneamente le forme di sordità trasmissiva e percettiva.
Vi è, infine, la sordità centrale legata a lesioni della corteccia uditiva o al danneggiamento delle radici del nervo uditivo. In questo caso i suoni inviati all'orecchio non vengono correttamente interpretati.
3. Un altro fattore importante nella valutazione di una sordità è l'età d'insorgenza del deficit.
Può essere prenatale (prima della nascita), perinatale (alla nascita) o postnatale (dopo la nascita).
Esiste anche una forma di sordità ereditaria dovuta a mutazioni genetiche trasmesse da una generazione all'altra.