Un pò di storia

PARTIAMO DA LONTANO

E’ molto importante ricordare che la lingua in generale (e dunque anche la lingua dei segni) è legata alla cultura e alla storia: in ciascuna lingua si raccolgono il sapere, l'esperienza ed i costumi di un popolo. Molte persone si chiedono come nascano i “segni”. È difficile rispondere: mentre in italiano e nelle lingue parlate l'etimologia aiuta a scoprire la vera origine delle parole, nella lingua dei segni mancano documenti scritti, esistono solo testimonianze di esperienze o di studi dei vari metodi educativi svolti dai vari educatori dei sordi. Ma quando nasce questa lingua? Da quando sono nati i sordi: cioè da sempre, poiché è una lingua innata. In seguito il suo sviluppo andrà di pari passo con lo sviluppo delle teorie e delle tecniche di educazione dei sordi. Già in epoca cristiana ci si faceva delle domande a proposito di questo tipo di linguaggio, e successivamente se ne sono occupati Ippocrate, Aristotele, Platone. Tuttavia alcuni passi di Sant'Agostino , nel dialogo "De quantitate animae", evidenziano come nella cultura antica, spesso, la sordità, o qualsiasi altra menomazione, era vista come un'eredità di peccati commessi o dai sordi stessi o dai loro avi. Ma si può condannare una persona con un handicap per essere nata con un handicap? Pare di si, nell’antichità accadeva…a conferma di ciò si potrebbero portare anche gli accenni ai sordomuti dati da autori come Plauto, Lucrezio, Marziale. Per fortuna, nel corso del tempo riscontriamo un'evoluzione in direzione di un organizzazione sociale e culturale sempre più complessa. San Gerolamo (347 d.C.-420) scrive in "Commentarius in epistulam Pauli ad Galates":" i sordi possono apprendere il Vangelo per mezzo dei segni". Si tratta del primo documento che cita i segni come mezzo per l'istruzione dei sordi; in assoluto è anche il primo documento storico che menziona l'esistenza dei segni. Certamente è ancora troppo poco per poter affermare l'esistenza di una vera e propria lingua dei segni già ai tempi di San Gerolamo (IV sec d.C.), ma con questo scritto, viene eliminato del tutto il dubbio che i segni siano stati un mezzo artificiale di comunicazione inventato nell'era moderna o nel periodo medioevale. Nel corpo legislativo che risale all'impero Giustiniano (527-565 d.C.) troviamo l'istituzione di restrizioni legali per i sordi. Il Codice Giustiniano precisa che : "i sordomuti, divenuti per caso tali, possono usufruire dei loro diritti civili a condizione che sappiano leggere e scrivere". Questa citazione del Codice Giustiniano testimonia l'esistenza dei sordi che potevano leggere e scrivere già allora. Nel periodo che si estende dal XVI fino alla metà del XVII secolo (data della fondazione delle prime scuole pubbliche per sordomuti) ha origine la vera e propria istruzione dei sordomuti. Con l'inizio del XVI secolo si apre un periodo di nuove sperimentazioni e diffusione delle conoscenze anche a livello internazionale. Proprio quest'atmosfera porterà diversi scrittori ad ipotizzare l'educabilità dei sordomuti e a concentrarsi su questo argomento, favorendo così lo sviluppo di studi e ricerche di tipo medico, linguistico, storico, intorno al fenomeno del sordomutismo. Già nel XIV secolo Bartolo della Marca D'Ancona (1314-1357), giureconsulto italiano e scrittore, nel suo "Digesta Nova" afferma di aver conosciuto un uomo completamente sordo, chiamato Nellus De Gabrielis, nato a Euguba, che era cosi intelligente da comprendere facilmente le persone grazie alla lettura dei movimenti delle labbra (è il primo testo nella storia conosciuta in cui compare il concetto di lettura labiale) . Continuando, un testo tratto da un manoscritto del XV secolo (1420) proveniente dal monastero vastenense rappresenta il primo dizionario della lingua dei segni conosciuto. Il testo originale è scritto in latino e pare che non sia stato mai tradotto (ARS SIGNANDI - secundum usum Monasterii Vastenensis). Proprio tra il Quattrocento e il Cinquecento, i primi tentativi di studio del fenomeno, sono all'origine dello sviluppo e della diffusione di scuole private e in seguito pubbliche per l'educazione dei sordi in Europa, America e nel resto del mondo; si delineano al tempo stesso diverse linee di pensiero in merito alle metodologie da seguire, che portano, nel corso dei secoli, a dure controversie tra i sostenitori del metodo gestuale (l'educazione alla lingua dei segni) e di quello orale (l'educazione alla parola).

NEL FRATTEMPO IN ITALIA...

Nel 1670 il gesuita Lana Terzi, filosofo e matematico, scrive quello che forse è il primo libro in Italia specifico sull'istruzione dei sordi, il "Prodromo all'arte maestra" in cui viene messa in evidenza soprattutto la lettura labiale. Non è da sorprendersi che proprio un monaco benedettino sia stato il primo ad elaborare un metodo d'insegnamento per i sordi che prevedesse l'uso della lingua dei segni (Nell'anno 529 S. Benedetto in un convento presso Napoli, impose il voto del silenzio che, secondo lui, era un elemento essenziale del pensiero religioso. Tuttavia per poter aggirare questa rigida regola, ai monaci era permesso di comunicare attraverso i segni). Nel secolo XIX, vengono aperti Istituti per sordomuti in diversi Stati della penisola. Tuttavia è solo nel Novecento che si comincia a parlare di “lingua dei segni”, di "istruzione dei sordi” e di “comunicazione tra i sordi” per come noi le intendiamo oggi. Bisogna aspettare gli anni 20’-30’ per poter vedere in Italia qualche innovazione nell’educazione del sordo e nel linguaggio gestuale, grazie anche al contributo della psicolinguistica. Negli anni 40’ e 50’ se ne comincia a occupare anche lo Stato con importanti cambiamenti in ambito scolastico, ad esempio con l’introduzione delle cosiddette “scuole speciali”. Queste scuole speciali sono rimaste in vigore fino agli anni 70’, quando una legge le ha abolite e ha stabilito che il bambino venga inserito nella scuola pubblica con insegnante di sostegno. Nei sordi tuttavia continua a permanare, anche dopo l'abolizione delle scuole speciali, la difficoltà di instaurare rapporti sociali e/o affettivi con altre persone, data la predominanza della lingua parlata nella nostra società. Proprio per questa esigenza di comunicare comincia a diffondersi il concetto di “COMUNICAZIONE TOTALE”, ovvero l’unione dei metodi comunicativi, uditivi, gestuali e orali al fine di farsi capire. Nel frattempo, per quanto riguarda la lingua dei segni, all'inizio degli anni '60, grazie agli studiosi che se ne sono occupati, dall'America con W. Stokoe sino all'Italia con V. Volterra, si è giunti alla conclusione che la lingua dei segni è una lingua vera e propria sotto tutti i punti di vista (grammaticali, sintattici, morfologici), e con il riconoscimento giuridico da parte del Parlamento Europeo del 1988, è diventata la lingua ufficiale dei sordomuti. In Italia questa lingua ufficiale è la L.I.S. ( lingua italiana dei segni appunto). A proposito della già citata “comunicazione totale”, i vari metodi usati nella riabilitazione del bambino sordo sono: italiano, cued speech (rappresentazione di fonemi), dattilologia (alfabeto manuale), I.S.E. (Italiano Segnato Esatto), I.S. (Italiano Segnato), L.I.S (Lingua dei Segni Italiana). Questi metodi possono essere raggruppati in due categorie: “italiano, cued speech e la dattilologia” fanno parte dei metodi oralisti; "I.S.E., I.S. e L.I.S." sono definiti metodi misti o bimodali. Tutti insieme, compresa la L.I.S., fanno parte dell’ EDUCAZIONE BILINGUE.

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