La naturalezza dei segni

L'oralità è decisamente il sistema preferenziale. E nei casi in cui una comunità di persone udenti usi una lingua dei segni, questa coesiste sempre con una lingua orale. In un'ottica evolutiva non è casuale che la specie umana abbia specializzato la voce, anzichè il gesto, fino a farla diventare la modalità linguistica primaria. I vantaggi pratici dell'oralità rispetto alla gestualità hanno certamente contribuito alla prevalenza dell'una sull'altra: il suono si impone a prescindere dal livello di attenzione; si propaga pure al buio, a una certa distanza e anche in presenza di ostacoli(ad es. da una stanza all'altra) e, altro fattore importante, si può realizzare simultaneamente ad altri comportamenti. La gestualità non consente tutto questo.
Ciò non significa che la voce sia la materia indispensabile del linguaggio umano, e l'esistenza della lingua dei segni, sviluppatasi spontaneamente in assenza della parola e della ricezione di suoni, lo dimostra.
Dalle persone sorde, invece dei suoni invece dei suoni vocali e delle parole, vengono usati gesti manuali e corporei e il controllo dell'attività di produzione segnica è affidato alla vista anziché all'udito. Parole e segni sono così le due diverse modalità in cui può prendere corpo la facoltà del linguaggio. Ciò dimostra che non poter acquisire naturalmente una lingua vocale non comporta l'essere privati del linguaggio. Gli studi psicolinguistici condotti negli ultimi decenni sulle modalità di acquisizione della lingua dei segni, confermano che i bambini maggiormente sposti fin dalla nascita a una lingua dei segni, la apprendono con la stessa naturalezza e rapidità di una lingua vocale e seguendo le stesse tappe.
Bisogna riconoscere nei segni la lingua primaria e più naturale per i sordi e considerare che la sua acquisizione dovrebbe essere prioritaria, risultando la più idonea a favorire il pieno sviluppo delle loro capacità cognitive, emotive e creative, e della coscienza della loro identità.
Le aree cerebrali coinvolte nell'elaborazione del linguaggio verbale controllano anche l'attività linguistica dei segni. Data la specializzazione dell'emisfero destro nelle capacità visivo-spaziali, ci si sarebbe aspettati che il linguaggio dei segni venisse processato qui, visto la sua modalità spazio-visiva. Le persone sorde destrimani, però, che usano come forma di comunicazione primaria i segni, presentano una specializzazione dell'emisfero sinistro per il linguaggio, nonostante abbiano acquisito il linguaggio in una modalità diversa da quella acustico-vocale.
Si fa strada l'ipotesi di un adattamento dell'emisfero sinistro nei sordi segnanti, ovvero di una riorganizzazione delle aree cerebrali normalmente predisposte all'elaborazione dell'informazione uditiva per compiti visivo-spaziali che costituiscono un aspetto importante per l'apprendimento e l'uso della lingua dei segni.

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