Primo step


primo giorno della manifestazione
23/07/2009
Inaugurazione – ore 18.00

Fabio De Chirico – Soprintendente Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria / MiBAC
José António Cabrita do Nascimento - Director Regional de Cultura do Alentejo (Portugal) / MC

Donata Chiricò, Daniele Gambarara, Rosaria Giuranna, Virginia Volterra
Segni che non si interrompono:con Tommaso Russo

I bambini apprendono senza problemi la lingua dei segni...

Un bambino può imparare la lingua dei segni senza problemi e con gli stessi tempi con i quali apprende una qualsiasi altra lingua...guardate questo video...

il modo di comunicare dei sordi

A volte é un dialogo nel silenzio:
quando la voce non c’é, sono le mani che segnano
e il corpo intero parla.
Se non conosci questa lingua
non potrai mai comprendere l’altro fino in fondo.
A volte é un dialogo sonoro:
la voce é roca,
la lingua espressa é poco intelligibile
e il dialogo rischia di interrompersi.
Dovrai introdurre altre modalità di comunicazione
per non rischiare fraintendimenti e incomprensioni.
Altre volte é un dialogo fra parlanti la stessa lingua
ma la competenza non é la stessa.
Affinché il dialogo risulti efficace
dovrai modificare il tuo registro linguistico.
Altre volte ….
potrai persino stupirti dell’abilità linguistica e comunicativa del tuo interlocutore
fino a dimenticarti completamente della sua sordità.

Linguaggio dei segni all’asilo


linguaggio segni asilo

In Italia, ogni anno, nascono circa 1500/2000 bambini affetti da sordità.

E sono circa 6500/7000 i bambini che necessitano di un sostegno scolastico per problemi uditivi.
Da questi dati si rileva che i bambini affetti da disturbi uditivi, non necessariamente sordi totali, sono davvero un numero elevato.
Allora perché non si può migliorare la comunicazione sin dalla più tenera età nella fascia 0-3 anni cioè il periodo di maggior apprendimento?

Giuseppe Lonero, capogruppo de La Destra, ha da poco presentato una mozione in cui propone di inserire una figura professionale specializzata nella Lingua Italiana dei Segni in almeno un asilo nido per Circoscrizione.
Come si sa, La lingua dei segni è un sistema di comunicazione visivo utilizzato dalle comunità dei segnanti a cui appartengono in maggioranza persone sorde o con udito troppo debole per poter comunicare a voce (ad ogni nazione, tra l’altro, corrisponde una sua lingua).

“La dimestichezza con questo nuovo linguaggio (il Lis) – spiega nel documento Lonero – sarebbe per i piccoli udenti e non, un bagaglio culturale particolarmente utile e servirebbe in particolare agli udenti come nuovo sistema di simboli comunicativi”. Il consigliere fa rilevare che questa esperienza servirebbe da stimolo per lo sviluppo intellettivo, affettivo e sociale della fascia che va dai 3 mesi ai 3 anni, favorendo in modo armonico l’integrazione dei sordi e tutti avrebbero indistintamente le stesse opportunità di apprendimento. “Non solo – prosegue il Capogruppo – ma il bilinguismo ridurrebbe l’impatto emotivo e psicologico tra bimbi udenti e sordi favorendo la socializzazione, tanto da far diventare il Lis come madrelingua per i sordi e seconda lingua per i bimbi udenti.”

Il consigliere chiede all’Amministrazione che si effettui un censimento delle famiglie residenti con bimbi sordi al di sotto dei 3 anni di età, per modificare le regole di accesso alla graduatorie per favorire l’ingresso dei bimbi sordi negli asili nido dove sarà presente la figura professionale specializzata.

14 Gennaio, 2009 ·

fonte La Stampa.

Facendo diverse ricerche sul web e interessandomi particolarmante sulla diffusione delle informazioni in LIS ho constatato che diversi telegiornali sia in tv che sul web garantiscono molte proiezioni in differenti fasce quotidiane! La cosa mi rincuora perchè mi rendo conto che è una tematica molto presente oggigiorno e che viene accuratamente seguita a differenza di diverse situazioni che vengono abbandonate...
La mia ricerca sicuramente andrà più a fondo e il mio obbiettivo sarà quello di scoprire ogni sfaccettatura di questo mondo a mio parere INTERESSANTISSIMO!!




ALLEGO DIVERSI SITI DA ME VISIONATI IN CUI E' POSSIBILE SEGUIRE IN DIRETTA IL TELEGIORNALE LIS.

http://www.quotidianonet.ilsole24ore.com/tv2008/lis.php

http://www.comune.torino.it/pass/php/4/index.php?pag=7

http://www.tg10.it/?q=node/7728

http://www.dizlis.it/modules.php?name=News&file=article&sid=397



http://www.lanazione.it/


Una lingua che si vede!


Per Carl, degli Stati Uniti, questa lingua è un dono dei suoi genitori sordi. Benché sordo dalla nascita, in tenerissima età era già in grado di definire oggetti, collegare insieme segni ed esprimere pensieri astratti nella lingua americana dei segni (ASL). La maggior parte dei bambini sordi con genitori sordi segnanti comincia a produrre i primi segni a 10 o 12 mesi. Il libro A Journey Into the Deaf-World (Viaggio nel mondo dei sordi) spiega che “adesso i linguisti riconoscono che la capacità di acquisire una lingua in modo naturale e di trasmetterla ai propri figli è profondamente radicata nel cervello. È del tutto indifferente se la capacità si manifesta con una lingua dei segni o una lingua parlata”.

Sveta è nata in Russia e appartiene a una famiglia di sordi da tre generazioni. Insieme al fratello, pure sordo, ha acquisito la lingua russa dei segni. Quando a tre anni è stata iscritta a un asilo per bambini sordi sapeva già esprimersi bene nella lingua dei segni. Sveta ammette: “Gli altri bambini sordi non conoscevano la lingua dei segni e imparavano da me”. Molti bambini sordi hanno avuto genitori udenti che non conoscevano la lingua dei segni. Spesso la lingua dei segni è stata tramandata a scuola dai bambini sordi più grandi a quelli più piccoli, che così potevano comunicare con facilità.

Oggi sempre più genitori udenti imparano la lingua dei segni insieme ai figli. Di conseguenza questi piccoli sordi riescono a comunicare efficacemente prima di andare a scuola. Questo è il caso di Andrew, un sordo canadese i cui genitori sono udenti. Essi impararono la lingua dei segni e la usarono con lui fin da piccolo, provvedendogli una base linguistica su cui poté costruire negli anni successivi. Adesso tutti i membri della famiglia possono comunicare tra loro su qualsiasi argomento nella lingua dei segni.

I sordi sono in grado di formulare pensieri, astratti e concreti, senza bisogno di pensare in una lingua parlata. Proprio come ciascuno di noi formula i pensieri nella propria lingua, così molti sordi pensano nella lingua dei segni.

Varietà di lingue

In tutto il mondo le comunità di sordi hanno inventato la propria lingua dei segni o adottato aspetti di altre lingue dei segni. Parte dell’odierno vocabolario dell’ASL fu tratto 180 anni fa dalla lingua francese dei segni. Questi segni si fusero con quelli in uso allora negli Stati Uniti, dando luogo all’attuale ASL. Le lingue dei segni si sviluppano nel corso di molti anni e vengono perfezionate di generazione in generazione.

Di norma le lingue dei segni non seguono l’andamento socio-geografico delle lingue parlate. In Puerto Rico, per esempio, si usa l’ASL anche se si parla spagnolo. Benché sia in Inghilterra che negli Stati Uniti si parli inglese, nella prima si usa la lingua inglese dei segni, che è molto diversa dall’ASL. Anche la lingua messicana dei segni è diversa dalle molte lingue dei segni dell’America Latina.

Quando si studia una lingua dei segni, si rimane colpiti dalla sua complessità e dalla ricchezza di espressioni. Con la lingua dei segni si possono esprimere quasi tutti gli argomenti, i pensieri e le idee. Fa piacere che ci sia una crescente tendenza a produrre letteratura per sordi su videocassette, usando una lingua naturale dei segni per raccontare storie, recitare poesie, descrivere avvenimenti storici e insegnare la verità biblica. In molti paesi l’alfabetizzazione nella lingua dei segni è in aumento.

Molti centri educativi per bambini sordi in tutto il mondo hanno scoperto i benefìci di usare la lingua dei segni sin dal momento in cui il bambino inizia a sviluppare le sue facoltà linguistiche. (Vedi i riquadri alle pagine 20 e 22). Hanno riscontrato che comunicando con il bambino sordo fin da piccolo in una lingua naturale dei segni e sviluppando un fondamento linguistico si porranno le basi per un maggiore rendimento scolastico, per un migliore inserimento sociale, e anche per la successiva acquisizione di una lingua scritta.

Una commissione dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) sull’educazione dei sordi ha detto: “Non è più ammissibile trascurare la lingua dei segni o evitare di promuoverne lo sviluppo nei programmi educativi per i sordi”. Bisogna dire però che qualunque scelta facciano i genitori per il loro bambino sordo in campo educativo, è della massima importanza la piena partecipazione di entrambi.

E' naturale la lingua che usi tu o la tua facoltà di creare una lingua?

"L'orecchio, abituato ad un udito uterino, cioè ad un ambiente liquido, si deve improvvisamente adattare ai rumori dell'aria. (...) Da ora in poi assistiamo all'elaborqazione del condizionamento audio.vocale. (...) ... riconoscere la propria capacità di emettere e di comandare o in una certa misura di volere tale emissione. (...) Perchè nulla è meno fisiologico del parlare. E' di certo un fenomeno umano, ma non vi è affatto un organo fisiologicamente preposto a tale effetto. Nulla, nel repertorio anatomico dei nostri accessori, è destinato realmente a questo uso. Siamo stati forniti di un apparato digerente e di un apparato respiratorio, ma non ci è stato dato nulla di specificamente finalizzato al linguaggio, al linguaggio ORALE, BEN INTESO." (da: "L'orecchio e il linguaggio", Tomatis)


Deborah De Rosa

Chiacchiere da bar con due sordi.

Ho un bellissimo bar vicino al palazzetto dello sport del mio paese, e qualche giorno fa c'è stata, nel palazzetto, una manifestazione di danza. Un modesto saggio di fine anno di una scuola locale.
Arrivo al nostro "caffè culturale" a serata già iniziata, e trovo al bancone due ragazzi che gesticolano, una coppia credo, e mia madre che annuisce e si china sul frigo sotto il bacone per prendere loro delle cose, che, nascoste, non potevano chiaramente avere indicato.
Vado un attimo fuori tra i tavolini esterni, torno e trovo i ragazzi, seduti ad un tavolo poco lontano dal bancone, che sorridono guardando in direzione di mia madre, la quale ride insieme a loro. Poi vedo mia madre fare dei buffi gesti deittici, nulla di più artciolato di questo, per farsi capire... in quel momento era lei quella che non sapeva la lingua degli altri. I ragazzi, ormai ero certa fossero sordomuti, sorridono e eseguono degli altri gesti. Mia madre dice tra sè e sè ad alta voce: Ah, giusto! e sorride loro.
Ora, c'è da precisare che mia madre sente e parla, non ha mai studiato la lingua dei segni italiana nè nessun altra lingua dei segni, e , almeno a quanto ne so io, non ha mai avuto a che fare prima con persone non udenti.
Le chiedo: "Scusa, ma come li stai capendo?" Lei risponde con estrema naturalezza: " Boh! Non lo so... li tratto normalmente! chi l'ha detto che devono essere loro a farsi capire da me! provo io a capire loro! ma è facile, se provi! a volte sbaglio, però un po' ci capiamo!"
Mia madre stava mettendo loro al posto dei "normali", e si stava sentendo in dovere di adeguarsi. Faceva insomma quello che fanno in pochi: non li trattava sentendosi superiore, solo perchè in possesso del sistema di linguaggio più ritenuto "normale", cioè quello orale.
E la cosa bella , era che alla fine, bene o male, si capivano.
A fine serata mia madre, che non ha mai studiato nulla di filosofia del linguaggio, etica dell'ascolto, lingua dei segni eccetera eccetera, mi ha detto: "Certo che siamo proprio ignoranti...ma perchè non la impariamo un po', la lingua dei segni?Erano simpatici quei due ragazzi!"

Deborah De Rosa