A partire da Saussure, l'arbitrarietà è stata considerata una proprietà fondamentale delle lingue verbali, tratto caratteristico rispetto ad altri sistemi semiotici. L'arbitrarietà del segno è quella caratteristica per la quale non vi è, nei segni, alcun legame "naturale" tra significante e significato.
Le lingue dei segni presentano invece una marcata tendenza all'iconicità, che non esclude affatto l'arbitrarietà, ma interagisce con essa in modi complessi. La forte presenza dell'iconicità è uno dei motivi che più hanno ostacolato il riconoscimento del linguaggio dei sordi quale lingua vera e propria, considerandolo per lungo tempo una sorta di pantomima.
Molti segni tendono ad assomigliare al referente: ad es. il segno LIS DORMIRE richiama l'azione di appoggiare la testa sul cuscino; il segno ALBERO rappresenta il tronco, e così via. Tali segni sono detti trasparenti, contrariamente a quelli in cui prevale l'arbitrarietà, detti invece opachi.
C'è da dire che, sicuramente, dato un referente, non è possibile stabilire a priori quale sarà il segno che lo esprimerà; fino ad arrivare a segni, presenti in ogni lingua dei segni, che non hanno nessun legame analogico col referente, e che possono a buon titolo consderarsi arbistrari.
Rispetto al grado di trasparenza, distinguiamo tre tipi di segni: 1) segni universalmente intelligibili (comuni a diverse lingue dei segni, più pantomimici); 2) segni mutuamente intelligibili (comprensibili a segnanti di lingue dei segni anche diverse, ma non agli udenti); 3) segni mutuamente inintelligibili (i più opachi o arbitrari, non comprensibili neanche in lingue dei segni diverse).
A studi del 1981 si deve il concetto di Metafora visiva, che indica il legame iconico tra i singoli parametri componenti il segno e determinate aree di significato. Succede, in tal modo, che gruppi di segni imparentati semanticamente utilizzino la stessa configurazione, o lo stesso luogo; in ogni caso, la scelta della metafora visiva sottostante a un determinato parametro varia da una lingua dei segni all'altra.
Facciamo un esempio: relativamente al parametro luogo, notiamo che molti segni eseguiti vicino alla testa rimandano a oggetti che si pongono sul capo ( il cappello, la corona del re, la penna dell'indiano, il turbante...) oppure ad attività che hanno luogo nella mente ( capire, pensare, imparare...). Il movimento circolare di alcuni segni, poi, è connesso all'idea di continuità o ripetitività (cambiare, andare in bicicletta...).
va osservato, comunque, che in genere i segnanti non sono consapevoli dell'iconicità dei segni. Essa viene colta per lo più a posteriori, riflettendo sulla lingua.
I segni, come in ogni lingua verbale, cambiano diacronicamente ed evolvono verso forme sempre più opache, tendendo in linea di massima a perdere l'iconicità originaria.
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