Half-Life 2: Episode 3 e il linguaggio (lingua!) dei segni



Pur non conoscendo molti dettagli sul prossimo episodio di HL2, scopriamo comunque che Valve punta ad introdurre nel gioco un aspetto tanto insolito quanto interessante. Sembra che Alyx, tra i personaggi cardine della storia di Half-Life 2: Episode 3, abbia imparato il linguaggio dei segni da un’amico sordomuto, prima di conoscere Gordon Freeman.

Questa capacità, Alyx la sfrutterà per comunicare segretamente con il suo aiutante robot DOG, ma sembra che possa tornarci utile anche in altre situazioni nel corso della nostra nuova avventura.

Per realizzare questo progetto, Gabe Newell di Valve Software sta portando avanti studi in collaborazione con ragazzi sordomuti, partecipando anche a seminari dedicati al linguaggio (lingua!) dei segni in modo da approfondirne ogni aspetto da implementare nel gioco, soprattutto le espressioni facciali e la loro relativa interpretazione. Vi alleghiamo i tre filmati che ogni buon appassionato della saga non può di certo perdersi. Buona visione!


(fonte: http://buddhagaming.it)
Quest'anno l'ottava edizione della rassegna internazionale sul patrimonio musicale e ambientale del mediterraneo,Vis Musicae è stata dedicata alle arti della parola in tutte le sue forme con performance poetiche e musicali inserite in un insieme di attività. Particolare attenzione è stata riservata alla lingua dei segni. Per tanto tempo gli udenti hanno guardato con superfcialità la "lingua di sordi", manifestazioni come questa invitano a riflettere, sono motivo di vicinanza e di fratellanza fra persone diverse, ma nello stesso tempo simili nei diversi modi di esprimere il pensiero, uniti nel linguaggio universale della musica.
In un linguaggio silenzioso di mani che si muovono nell'aria e che creano delle figure invisibili, nel tentativo di scoprire come la conoscenza può partire da un senso diverso dall'udito:LA VISTA
QUANDO SONO LE MANI A RACCONTARE...

Echi dal silenzio

L'adolescenza nelle famiglie con figli sordi

Questa frase appare come sottotitolo del libro di Roberta Tommasini "Echi dal silenzio".In questo testo è possibile leggere la testimonianza della scrittrice al suo primo incontro con la comunità dei sordi e alcune specificazioni sul campo della sordità da lei date.Come specificato nella prefazione,l'intento dell'autrice è di proporre un approccio "olistico"all'arcipelago della sordità.
Le persone sorde sono ritratte dall'autrice nel nucleo sociale principale,cioè quello della FAMIGLIA studiandone quelle che sono le modalità comunicative.Scrive l' autrice:"il mondo dei sordi passa tutto attraveso gli occhi,a scuola non ci sono campanelle,ma solo luci che segnalano la fine delle lezioni e ai congressi i partecipanti guardano l'interprete lasciando chi parla sperimentare un'esperienza di esclusione solitaria".Il primo viaggio di R.Tommasini nel "paese dei sordi" è cominciato molti anni fa in una grande sala dell'Istituto dei Sordomuti a Roma:c'erano molti uomini e donne le cui mani si muovevano nell'aria;erano tutti sordi e quando lei si voltò verso il primo suono articolato i presenti capirono subito che era udente.L'autrice si trovava li per "aiutare" i membri dell'Istituto ad organizzare un circolo di scacchi. Le venne cosi dato il suo primo nome segno(l'iniziale del suo nome in dattilologia;"R" articolato tramite un movimento rotatorio vivino all'orecchio che ricordava i suoi capelli ricci).R.Tommasini testimonia che frequentando i corsi di LIS ha avuto modo di osservare che l'apsetto più difficile per noi udenti non è il seganre in senso stretto,ma il primo scoglio è il "dimenticare di udire" e sentire con il corpo con,con gli occhi,cioè "il pensare sordo".Inizialmente l'autrice si serviva di un interprete inseguito tramite il DTS(dispositivo telefonico per sordi,può ricevere o mandare comunicazioni solo da o ad un altro dts il suo funzionamento è analogo ad una trasmissione telefonica vocale nel permettere un dialogo,in cui lo scambio di battute avviene però tramite una tastiera) le comunicazioni con le parsone sorde sono divenute più agevoli e non avuto più bisogno della mediazione dell'interprete. Dice l'autrice che i medici si interessano prevalentemente degli elementi oggettivi della sordità,focalizzando l'attenzione sul grado di minorazione sensoriale ed investigando sulle possibili cause d insorgenz,sullo sviluppo di tecniche diagnostiche e di interventi di protesizazione;il lor scopo è di cercare di far assomigliare il più possibile anche d un modello ideale di "udente". L'approccio dell'autrice è il modello sistemico relazionale che,ha posto l'accento sull'apertura a contributi provenienti da discipline differenti nello sforzo di un continuo confronto a diversi livelli di analisi.L'intento dell'autrice è quello di superare una visione "pacellizante"del fenomeno sordità ed integrare contributi di ricerca provenienti da differenti orientamenti.L'oggetto di studio non è la sordità ma la persona sorda,il suo "sociale",le sue relazioni,il suo contesto significativo per eccellenza:la famiglia.all'interno del quale ,l'individuo cresce e costruisce la sua IDENTITà....Cosi R.Tommasini ha scelto di cogliere gli apsetti significativi delle relazioni tra genitori e figlio sordo nella particolare fase dell'adolescenza;tale fase assume un'enorme rilevanza nella costruzione del processo doìi individuazione personale dell'adolescente,e pone tutti gli appartenenti al sistema di fronte alla necessità di mettere in atto le proprie risorse per ristabilire l'equilibrio del sistma stesso:"l'apetto critico dell'evento consiste nel fatto che,di fronte ad esso,le abituali modalità di funzionamento risultano inadeguate e,se non vengono attivai nuovi processi di adattamento si ha una sofferenza dell'oragnizzazione familiare".Infatti l'adolescenza per la famiglia rappresenta un momento di transizione,nel quale si verifica un cambiaminto nella partecipazione del figlio al mondo esterno e alla famoglia stessa.Allo stesso tempo nella famiglia si assiste ad una ridefinizione dei "confini" dei sottosistemi consistente in un allontanamento dell'adolescente dal sottosistema dei fratelli,e nell'acquisizione di maggiore autonomia e responsabilità.Anche la relazione tra genitori e figlio adolescente si orienta verso una modalità che riconosce efacilita lo stato di "giovane adulto". I genitori si devono rapportare con il nuovo bisogno di autonomia del figlio.La famiglia deve essere in grado di fornire al ragazzo la possibilità di sperimentare l proprie "esplorazioni" e di proteggrelo fornendogli un appoggio,è inoltre molto importnte che nella famiglia siano ben definiti ruoli e confini di ogni membro. L'idea che ha spinto la scrittrice a interessarsi del tema sull'adolescenza dei sordi e i loro genitori è nata dall'interesse per una realtà che.pure se diffusa,rimane per molti aspetti sconosciuta.La presenza di una "minorazione" uditiva aggiunge certamente complessità a questa fase del ciclo vitale.Considerando allora le dinamiche che più frequentemente si osservano all'interno di sistemi familiari con figli adolescenti,si è cercato di evidenziare le particolarità che la presenza della sordità porta con se.Durante l'adolescenza riveste particolare importanza la qualità di comunicazione tra membri del sistema.Diversamente dalla famiglia "sorda" (costituita totalmente da persone sorde),in cui c'è condivisione di patterna comunicativi tra i membri del sistema familiare,nelle famiglie udenti il cui figlio sia sordo sembra esistere "il problema" della comunicaziuone.Gli adolescenti sordi cresciuti in famiglie udenti è più difficile che abbiano contatti con altri adolescenti sordi e ciò è spesso causa di disagio,frustrazione ed infeiorità nei confronti del mondo udente.Allo stesso modo risulta essre più difficoltoso ilo processo di identificazione con le figure oarentali:la presenza di un adulto sordo nella vita di un ragazzo on udente sembra offrirgli la possibilità di avviare questo importante processo.Tutte queste dificoltà incontrate dai ragazzi sordi cresciuti in famiglie udenti rendono più difficile l'attuarsi dello svincolo dalla famiglia di origine,creando un prolungamento della fase adolescenziale che a lungo andare potrebbe rivelarsi deleterio per la formazione della personalità adultasicura ed autonoma...
(Il libro scritto da un udente,è riovolto agli udenti.soprattutto a quelli che a volte si scoprono a sorridere,davanti al telgiornale,di un interprete segnante in un riquadro più piccolo dell'udente che parla;ma esso è riolto anche a quei sordi he vedono il loro mondo raccontato una volta da un udente.)

PENSIERO E PAROLA...

Attraverso questo articolo che ho trovato, voglio ribadire qualche concetto che ormai dovremmo conoscere, ma che è sempre utile ricordare...e sottolineare...

“Non vi sono mai due persone che non si capiscono; vi sono solo due persone che non hanno discusso” . Proverbio africano.

"Quando una persona parla rivela la propria padronanza nell’articolazione dei suoni più o meno complessi ma anche, e soprattutto, la capacità di formulare pensieri e opinioni circa ciò che la circonda o ciò che vive in prima persona in quanto essere capace di provare sensazioni, sentimenti ed emozioni.
Da questo facilmente può derivarne la convinzione che la parola è garanzia di pensiero ed insieme sua prima ed unica espressione; l’espressione vocale viene così a coincidere con ciò che viene espresso attraverso le parole, cosicché una difficoltà nel linguaggio (relativa, ad esempio, alla corretta articolazione delle parole) rivela, secondo tale logica, un ritardo cognitivo.
I Sordi, che affidano alle mani e agli occhi, più che alla bocca ed agli orecchi, il compito di veicolare messaggi, sono da sempre vittima di questo (fra i tanti) pregiudizio, il quale si manifesta già nelle modalità di educazione del bambino sordo; la scuola, infatti, così come emerso da un’indagine sulla storia personale riabilitativa dell’alunno sordo “globalmente non conosce la peculiarità dell’handicap uditivo che deriva da un deficit sensoriale e che non comporta a priori un ritardo cognitivo; (…) questo porta gli operatori scolastici ad accomunare handicap uditivo e handicap precognitivo e a considerare il bambino sordo come un bambino che inevitabilmente presenta turbe comportamentali”.
Il linguaggio è strumento privilegiato del pensiero, ma il pensiero senza linguaggio è possibile, cosicché, partire dall’assunto che linguaggio e pensiero sono interdipendenti e che i sordi prelinguistici, ritenuti a torto “privi di linguaggio”, sono di conseguenza portatori di un deficit cognitivo che ne limita l’acquisizione delle capacità di ragionare, di concettualizzare e di astrarre, comporta la convinzione errata che la mancata o inadeguata acquisizione di una lingua verbale implichi la “privazione del linguaggio”.
Seppure la competenza nella lingua parlata e scritta abbia effetti positivi sullo sviluppo del pensiero, l’abilità linguistica non produce, di per sé, alcun incremento delle capacità cognitive.
Esiste una relazione necessaria fra pensiero e linguaggio; non sarebbe infatti immaginabile un linguaggio senza pensiero che lo preceda, dal momento che un fenomeno e il suo significato precedono, nel tempo, i simboli che lo rappresentano. Il pensiero, pertanto, ha bisogno di rappresentazione e, quindi, di simboli, ma non necessariamente del sistema di simboli e di regole nella relazione costituita dal linguaggio verbale.
Dal momento in cui lo sviluppo del pensiero non è strettamente connesso alla presenza del linguaggio verbale, deve comunque essere ribadito che esso necessita di un “linguaggio”, che viene avviato da un dialogo e da una comunicazione; comunicazione che nei sordi assume le vesti del linguaggio del corpo e della mimica, e che si concretizza nella Lingua dei Segni Italiana."

Rap visivo,quando il segno grida

La musica è fatta di suoni? Si. Solo di suoni? Chiaramente no. E cosa c’è di più? C’è tanto di più.
Innanzitutto c’è vita, perché è impensabile avere musica senza vita e , a mio avviso, anche il contrario. La musica è una traccia della vita, come lo è l’arte in generale e come lo sono molte altre cose o attività. La filosofia del linguaggio ci insegna che c’è una strettissima connessione fra biologia e significato: dove c’è vita c’è segno, l’uomo è immerso nel linguaggio e la significazione lo rende una persona. Anche l’arte si muove fra i significati: ci gioca, li intreccia, li porta con sé e la musica, specie quando prevede un testo scritto o recitato, tesse anch’essa dei sensi, mediante l’armonizzazione di trame strumentali e vocali nel tempo, o meglio, a tempo. Come sappiamo, nulla sfugge al tempo, figuriamoci la musica che addirittura lo scandisce : ci sono un ritmo, una cadenza , una dinamica, degli accenti. Tutto questo sta, diciamo così, all’interno di una logica del sonoro.
VIS MUSICAE sta trattando molti argomenti interessanti che lasciano spazio ad innumerevoli riflessioni e nel mio caso, mixando Rap e lingua dei segni, ne è scaturito un interessante quesito : può esistere un Rap visivo? Io credo di si. Ma può avvenire un passaggio dal piano dei suoni a quello delle immagini? Beh, una volta Keith Richards (chitarrista dei Rolling Stones) definì i musicisti come dei pittori che dipingono sulla tela del silenzio e questo mi apre non poco la fantasia. Ma come si “suona” la musica visiva? E perché ho parlato specificamente di Rap visivo? La musica visiva esiste già e si continua a sperimentarla, però, tra i vari generi musicali, la mia scelta è caduta proprio sul Rap alla luce della sua struttura, della sua essenza, che poggia su due elementi imprescindibili : Il testo e il ritmo. Non c’è Rap senza parola, ma questa deve essere proiettata sullo sfondo di un accompagnamento ritmico, in cui il tempo viene scandito generalmente in modo regolare e con poche variazioni dall’inizio alla fine di un brano. Ma quando un batterista suona, il ritmo lo percepiamo solo acusticamente? Se lo osserviamo, oltre ad ascoltarlo, direi di no. Il suo gesto porta ugualmente il tempo. Qui la tela non è il silenzio, è lo spazio. Basterebbe un movimento coordinato e regolare di braccia, di gambe o di corpo, capace magari di esprimere anche una certa intensità desiderata, per ottenere il nostro “ritmo visivo”. Il “vocalist” chiaramente userebbe la lingua dei segni per esprimere i contenuti delle sue liriche, per “cantare” i suoi testi, ma chiaramente andando a tempo, seguendo il ritmo dettato dal “batterista gestuale”, creando così una “linea melodica visiva” della canzone. Il tutto potrebbe poi diventare ancora più ricco e complesso con l’aggiunta di “strumenti musicali visivi”, cioè persone che armonizzino in funzione del ritmo visivo le loro “trame gestuali”, diverse da strumento a strumento, con variazioni regolari, capaci di marcare ulteriormente i passaggi da strofa a ritornello. ( Chiaramente questo è il succo dell’idea, perché il tema necessità di un’analisi più accurata)
Credo che i ragazzi non udenti potrebbero trovare in questo “Rap visivo” la loro sacrosanta dimensione musicale, non solo per le ragioni tecniche e strutturali da me analizzate, ma anche per motivi socio-culturali: il Rap nasceva dalla condivisione di situazioni, problematiche, emozioni da parte di gente appartenente ad uno stesso status, una grande comunità che continuava a raccontare le sue storie in musica, in linea con la tradizione Jazz, Blues e Soul.
Questo genere musicale potrebbe quindi divenire ancor più dirompente, indossando oltre alle “vesti sonore” anche quelle meramente visive, regalando ad un gran numero di giovani la possibilità di condividere con enorme vitalità il loro grido. Perché il “Rap visivo” sarebbe certamente un grido e non un sordo lamento
.

Opinioni dalla seconda serata di VIS MUSICAE

E giunge dalla Sila un altro comunicato:
ancora qualche impressione
da chi assiste alla manifestazione.
E questa volta c'è una chicca: si tratta dell'opinione
dei poeti ed artisti che han partecipato.
Godetevele.


I greci, gli italiani e i portoghesi.
Nella serata d’improvvisazione
fanno si che i versi loro siano compresi.
Con una nuova comunicazione.
Si abbattono frontiere tra i paesi.
Se devo proprio dare un opinione
è la serata più sperimentale.
Per rendere il linguaggio universale.
Donato De Acutis (artista dell'ottava rima)


Il suono è vibrazione in alto sale.
Unisce il gesto e pure la parola.
E pure se la lingua non è uguale
stasera pare che sia una sola.
Qualsiasi sia la comunicazione oggi vale
comunque il messaggio dritto vola
Sarà che sia poesia all’improvviso
lascia il ricordo nel cuore inciso.
Serena Salvatori


Sordi che ballano, uomini che suonano come strumenti…tradizione,. Innovazione, sperimentazione, calabresi, greci, portoghesi, libanesi, palestinesi che stupiscono e amicizie che nascono nella diversità…mi piace! Grazie
Paola Paggi

Impressioni, sensazioni ed emozioni da VIS MUSICAE

Nella prima serata della manifestazione l'emozione è stata davvero tanta...in molti si sono meravigliati della bellezza di questa "unione" tra udenti e sordi.
Ecco le opinioni:

Una bella emozione essere qui con tutti questi giovani. Si respira un clima prezioso e raro. L’anno prossimo venite anche voi.
Agostino

Giornata densa, piena di emozioni difficili da descrivere a parole…relatori poetici, artisti filosofi, interpreti danzanti, sottotitolatrice mitragliante, tirocinanti scatenati, sordi che ballano al ritmo del reggae, domani si può iniziare ad apprendere la lingua dei segni, o diventare batteria umana con le corde vocali e poi improvvisatori e studiosi a rimare per il Mediterraneo…
Paolo Scarnecchia

Bella serata ma poteva essere pubblicizzata un po’ di più per far arrivare molta più gente!!!
Nicolas

Bella serata , peccato per la poca gente. E ottima musica.
Cicialeo

Bellissima serata peccato che ce ne siano poche così.
Annalisa

Bellissima serata peccato per la poca gente. Jamu tutti a broduuuuuuuuuuuuuuuuuuu……Giuseppe

Suoni, mani che danzano, voci ed emozioni. Veniteeeeeeeeeeeeeeeeeee a sentire e vedere con noi le mani che cantano e la voce che risuona.
Donata

Integrazione iniziale ottima tra persone udenti e sorde.
Raffaella De Cicco

È la prima volta che partecipo a questo evento. Per ora non posso dire quali saranno i risultati di questa integrazione tra persone sorde e udenti ma l’impatto, per ora, è molto buono.
Maria Lucia Franchina (ragazza sorda)

È bellissimo, provo tante bellissime emozioni anche perché c’è la LIS e i sottotitoli… Servizio completo.. Probabilmente grazie a questo posso provare queste emozioni.
Antonio Bottari (ragazzo sordo)

Ieri sono arrivata qui con l’aereo, dopo mi hanno accompagnato. Pensavo che la calabria non fosse cosi bella e sono rimasta molto meravigliata da piante, montagne. Io sono l’unica artista sorda arrivata ieri e sono contenta di aver incontrato Paolo Scarnecchia, persona speciale. Ho parlato con lui senza interprete e sono rimasta meravigliata. Stamattina, mi hanno fatto vedere la Sila. Un posto bellissimo… Sono contenta che la LIS sia mostrata anche agli udenti in modo che sia conosciuta. È importante farla conoscere anche agli udenti e soprattutto capire cosa vuol dire il silenzio. Adesso è precoce dirlo, ma sicuramente l’integrazione sarà bellissima e piena di emozioni.
Lucia Daniele (poetessa sorda)

Nellamia vita non mi aspettavo questo evento. Paolo ha pensato di inserire musica e lis e ha detto che sotto i segni c’è musica. Gli udenti usano le parole e fanno musica. Ma anche i sordi lo fanno. È la prima volta che si organizza un evento con musica rap e interpreti. Sono stupita di come le interpreti riescono a fare vedere la musica. Domani vorrei vedere gli artisti sordi mostrare le loro impressioni.
Rosaria Giuranna (poetessa LIS)

Oggi su "Calabria Ora"


Donata Chiricò


La poesia è come il pane: semplice e sacra.

È un filo elettrico in grado di connetterci con l'infinito,

con la natura, con l'anima del mondo.

È come la preghiera dei mistici, senza più lingua di appartenenza,

senza marchi di religioni superiori, senza confini

Fuad Rifka, L’ultima parola sul pane, 2007

Tommaso Russo Cardona era un amico e un collega. Insegnava all’Università della Calabria ma oggi non è più con noi. Il cancro, questa malattia così “simbolica” ed inafferrabile, ce lo ha portato via. Determinato e fragile ha lottato come sapeva fare: amando e studiando. E così ci ha lasciato due libri con la precisa volontà che i suoi amici ci mettessero letteralmente le mani. Sapeva che non ce l’avrebbe fatta a vederli editati. Ma sapeva anche che, chi lo conosceva e gli voleva bene, non avrebbe lasciato che il suo lavoro non vedesse la luce. Sono libri che parlano di ciò che più di tutto fa del linguaggio quella forma di vita così speciale che esso è. Il primo racconta ed analizza quel particolare fenomeno linguistico e cognitivo che è l’ironia e il “rovesciamento discorsivo” che la caratterizza. Uscirà per Meltemi giusto domani. Ne ha curato l’edizione Grazia Basile. Il secondo libro parla di poesia. Uscirà entro l’anno. Racconta come sono fatte le poesie delle lingue verbali. Soprattutto, però, racconta come sono fatte e come funzionano le poesie in lingua dei segni e, in particolare, in lingua dei segni italiana (LIS). Del resto è proprio nel corso del lavoro di analisi e di glossa di una delle poesie della poetessa sorda Rosaria Giuranna che nasce il titolo: “Insensato tintinnio di mascelle”.

E’ noto che la poesia ha meno lettori e frequentatori dei romanzi. Figuriamoci quanti utenti può avere una poesia in lingua dei segni, ovvero in una lingua normalmente utilizzata dai sordi (e non da tutti i sordi), storicamente considerata una non lingua e, quindi, da sempre boicottata ed oltraggiata. Eppure la poesia in lingua dei segni esiste, come esistono poeti e poetesse sordi che le danno vita. E’ un pezzo di cultura “orale” e, quindi, carnale, in un mondo di comunicazione cosiddetta globale, ovvero senza corpo e senza voce. Dobbiamo ammettere che c’è un non so che di primitivo e pulsante nella poesia, forse anche di ingenuo. E questo è valido, ovviamente, anche per la poesia in lingua dei segni. Ogni poeta, tanto adoperando le mani e gli occhi (come succede nelle lingue segnate) quanto adoperando la voce e l’orecchio (come, al contrario, accade nelle lingue verbali) usa la lingua in un modo tutto speciale e mentre la usa la trasforma e la “performa” in qualcosa che tiene insieme il corpo e l’anima, l’istinto e la mente, le viscere e il cervello. Questo spiega o, almeno, suggerisce che la poesia è sempre fuori e dentro la lingua nella quale nasce. Figlia delle figlie di Babele, le capita spesso di affrancarsi dalle sue stesse origini e diventare linguaggio condiviso, puro suono, ritmo universalmente riconoscibile. Tommaso Russo Cardona ha studiato per anni le lingue dei segni e ne è rimasto affascinato perché gli sembrava che fossero un punto di vista privilegiato da cui approfondire temi che gli erano cari quali, ad esempio, il rapporto tra l’origine del linguaggio e le attività manipolative e strumentali. Quando ad un certo punto impatta nella poesia (conosce Rosaria e Giuseppe Giuranna nel 1995) cerca di capire in che cosa quell’arte fatta di segni si distinguesse da quella fatta di parole. Esplorando attentamente quella danza di mani che sta in ogni poesia in segni, Tommaso Russo Cardona ci ha insegnato che esiste una radice comune a segni e parole e che il registro poetico è “quello in cui le affinità tra lingue vocali e segnate sono più evidenti”. Più precisamente, egli ha dimostrato che in entrambi i casi “il testo poetico chiama in gioco una sua norma interna , una (anti)norma che prende le mosse per le sue deviazioni e innovazioni dalla norma tipica di altri registri e, più in generale, dei registri di uso comune. Questa (anti)norma nel suo lavoro di contrapposizione e ricostruzione di un tessuto linguistico si fonda sull’accentuazione creativa di alcune proprietà fondamentali delle lingue (…): l’equilibrio tra arbitrarietà e iconicità, la ridondanza, la contrapposizione tra lessico e grammatica, l’indeterminatezza”. Il libro si chiude con un richiamo a Vico ed all’ipotesi che la lingua poetica possa essere considerata la fonte comune della nostra facoltà di linguaggio. Immaginiamo che non dispiacerà al grande filosofo napoletano se insieme a lui ricordiamo Maria Zambrano quando scrive che “la poesia è la migliore amica della misericordia”.

Arte e comunicazione senza barriere grazie alla lingua dei segni...

LIS e musica (musica visiva)

Non ho frequentato il corso di lingua dei segni come alcuni dei miei colleghi perchè, essendo un corso facoltativo, non è nel mio piano di studi, dunque affronto l'argomento da ignorante in materia e, da ignorante in materia, la prima cosa che mi è venuta in mente a riguardo è se e come sia possibile applicare la lingua dei segni alla musica, che come sappiamo è arte, ma è prima di tutto linguaggio e comunicazione. E' possibile che dei sordomuti riescano a percepire e a fare musica e a viverla come arte e modo di comunicare, attraverso la LIS? Mi sono posta questa domanda e ho cercato di documentarmi. La nozione che è ha attirato subito la mia attenzione è quella di "musica visiva" spiegata da altre due nozioni in qualche modo metaforiche ma che rendono bene l'idea: "Musica per gli occhi" e "Immagini per gli orecchi". Ho trovato questa nozione nel sito WEB MULTIMEDIALE-Parole in movimento di Roberto Ellero che si occupa dei codici linguistico e visivo nell'ambito del web. Nello stesso sito ho trovato un esempio che forse potrebbe spiegare meglio questa nozione e farci capire come la LIS viene applicata in ambito musicale: si tratta del progetto "GOSPEL TRA LE MANI". Lo scorso Novembre del 2008, al Teatro Micheletti di Cossato (Biella), le associazioni "Vedo Voci" e "Biella Gospel Choir" hanno appunto presentato "GOSPEL TRA LE MANI", concerto di mani e di voci.

GOSPEL TRA LE MANI (Associazioni "Vedo Voci" e "Biella Gospel Choir")
Interpretazione LIS delle canzoni e direzione artistica del coro
di Simone Cericola e Roberta Gherardi



"Simone Cericola (docente LIS al progetto di bilinguismo "Lingua Italiana - Lingua dei Segni Italiana" per l'integrazione dei bambini sordi di Cossato) e Roberta Gherardi (interprete LIS) hanno interpretato le canzoni proposte dal Biella Gospel Choir, dall'italiano alla LIS. Non si sono fermati a una semplice traduzione dei testi dei brani, ma hanno arricchito di un senso visivo "estetico e poetico" l'interpretazione musicale, facendo arrivare al pubblico il significato della musica.Hanno posto particolare attenzione a trasmettere con lingua dei segni le metafore, l'aspetto culturale e tutte le sfumature proprie della lingua originaria dei brani: il ritmo e il segnato sono coerenti con l'andamento della melodia. Il concerto ha messo in dialogo mondi che di solito rimangono lontani e separati. Due cori, uno di sordi e uno di udenti, hanno vissuto insieme la preparazione delle stesse musiche, e la danza delle mani degli allievi della scuola bilingue di Cossato si è trovata in contrappunto con le voci del coro Gospel: per gli spettatori un'emozione travolgente."

Alcune parole di Simone Cericola riassumono l'argomento di cui stiamo parlando e ce ne danno il senso: "La lingua dei segni è la comunicazione fra i sordi, ma con la lingua dei segni si può far arte. Si può fare poesia...canzoni."

Per leggere la trascrizione completa dell'intervento di Simone Cericola e Roberta Gherardi alla manifestazione "Cinema senza barriere" cliccate sul link seguente:
http://docs.google.com/View?docid=dhtkf85z_98dgssb9ch

Primo step


primo giorno della manifestazione
23/07/2009
Inaugurazione – ore 18.00

Fabio De Chirico – Soprintendente Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Calabria / MiBAC
José António Cabrita do Nascimento - Director Regional de Cultura do Alentejo (Portugal) / MC

Donata Chiricò, Daniele Gambarara, Rosaria Giuranna, Virginia Volterra
Segni che non si interrompono:con Tommaso Russo

I bambini apprendono senza problemi la lingua dei segni...

Un bambino può imparare la lingua dei segni senza problemi e con gli stessi tempi con i quali apprende una qualsiasi altra lingua...guardate questo video...

il modo di comunicare dei sordi

A volte é un dialogo nel silenzio:
quando la voce non c’é, sono le mani che segnano
e il corpo intero parla.
Se non conosci questa lingua
non potrai mai comprendere l’altro fino in fondo.
A volte é un dialogo sonoro:
la voce é roca,
la lingua espressa é poco intelligibile
e il dialogo rischia di interrompersi.
Dovrai introdurre altre modalità di comunicazione
per non rischiare fraintendimenti e incomprensioni.
Altre volte é un dialogo fra parlanti la stessa lingua
ma la competenza non é la stessa.
Affinché il dialogo risulti efficace
dovrai modificare il tuo registro linguistico.
Altre volte ….
potrai persino stupirti dell’abilità linguistica e comunicativa del tuo interlocutore
fino a dimenticarti completamente della sua sordità.

Linguaggio dei segni all’asilo


linguaggio segni asilo

In Italia, ogni anno, nascono circa 1500/2000 bambini affetti da sordità.

E sono circa 6500/7000 i bambini che necessitano di un sostegno scolastico per problemi uditivi.
Da questi dati si rileva che i bambini affetti da disturbi uditivi, non necessariamente sordi totali, sono davvero un numero elevato.
Allora perché non si può migliorare la comunicazione sin dalla più tenera età nella fascia 0-3 anni cioè il periodo di maggior apprendimento?

Giuseppe Lonero, capogruppo de La Destra, ha da poco presentato una mozione in cui propone di inserire una figura professionale specializzata nella Lingua Italiana dei Segni in almeno un asilo nido per Circoscrizione.
Come si sa, La lingua dei segni è un sistema di comunicazione visivo utilizzato dalle comunità dei segnanti a cui appartengono in maggioranza persone sorde o con udito troppo debole per poter comunicare a voce (ad ogni nazione, tra l’altro, corrisponde una sua lingua).

“La dimestichezza con questo nuovo linguaggio (il Lis) – spiega nel documento Lonero – sarebbe per i piccoli udenti e non, un bagaglio culturale particolarmente utile e servirebbe in particolare agli udenti come nuovo sistema di simboli comunicativi”. Il consigliere fa rilevare che questa esperienza servirebbe da stimolo per lo sviluppo intellettivo, affettivo e sociale della fascia che va dai 3 mesi ai 3 anni, favorendo in modo armonico l’integrazione dei sordi e tutti avrebbero indistintamente le stesse opportunità di apprendimento. “Non solo – prosegue il Capogruppo – ma il bilinguismo ridurrebbe l’impatto emotivo e psicologico tra bimbi udenti e sordi favorendo la socializzazione, tanto da far diventare il Lis come madrelingua per i sordi e seconda lingua per i bimbi udenti.”

Il consigliere chiede all’Amministrazione che si effettui un censimento delle famiglie residenti con bimbi sordi al di sotto dei 3 anni di età, per modificare le regole di accesso alla graduatorie per favorire l’ingresso dei bimbi sordi negli asili nido dove sarà presente la figura professionale specializzata.

14 Gennaio, 2009 ·

fonte La Stampa.

Facendo diverse ricerche sul web e interessandomi particolarmante sulla diffusione delle informazioni in LIS ho constatato che diversi telegiornali sia in tv che sul web garantiscono molte proiezioni in differenti fasce quotidiane! La cosa mi rincuora perchè mi rendo conto che è una tematica molto presente oggigiorno e che viene accuratamente seguita a differenza di diverse situazioni che vengono abbandonate...
La mia ricerca sicuramente andrà più a fondo e il mio obbiettivo sarà quello di scoprire ogni sfaccettatura di questo mondo a mio parere INTERESSANTISSIMO!!




ALLEGO DIVERSI SITI DA ME VISIONATI IN CUI E' POSSIBILE SEGUIRE IN DIRETTA IL TELEGIORNALE LIS.

http://www.quotidianonet.ilsole24ore.com/tv2008/lis.php

http://www.comune.torino.it/pass/php/4/index.php?pag=7

http://www.tg10.it/?q=node/7728

http://www.dizlis.it/modules.php?name=News&file=article&sid=397



http://www.lanazione.it/


Una lingua che si vede!


Per Carl, degli Stati Uniti, questa lingua è un dono dei suoi genitori sordi. Benché sordo dalla nascita, in tenerissima età era già in grado di definire oggetti, collegare insieme segni ed esprimere pensieri astratti nella lingua americana dei segni (ASL). La maggior parte dei bambini sordi con genitori sordi segnanti comincia a produrre i primi segni a 10 o 12 mesi. Il libro A Journey Into the Deaf-World (Viaggio nel mondo dei sordi) spiega che “adesso i linguisti riconoscono che la capacità di acquisire una lingua in modo naturale e di trasmetterla ai propri figli è profondamente radicata nel cervello. È del tutto indifferente se la capacità si manifesta con una lingua dei segni o una lingua parlata”.

Sveta è nata in Russia e appartiene a una famiglia di sordi da tre generazioni. Insieme al fratello, pure sordo, ha acquisito la lingua russa dei segni. Quando a tre anni è stata iscritta a un asilo per bambini sordi sapeva già esprimersi bene nella lingua dei segni. Sveta ammette: “Gli altri bambini sordi non conoscevano la lingua dei segni e imparavano da me”. Molti bambini sordi hanno avuto genitori udenti che non conoscevano la lingua dei segni. Spesso la lingua dei segni è stata tramandata a scuola dai bambini sordi più grandi a quelli più piccoli, che così potevano comunicare con facilità.

Oggi sempre più genitori udenti imparano la lingua dei segni insieme ai figli. Di conseguenza questi piccoli sordi riescono a comunicare efficacemente prima di andare a scuola. Questo è il caso di Andrew, un sordo canadese i cui genitori sono udenti. Essi impararono la lingua dei segni e la usarono con lui fin da piccolo, provvedendogli una base linguistica su cui poté costruire negli anni successivi. Adesso tutti i membri della famiglia possono comunicare tra loro su qualsiasi argomento nella lingua dei segni.

I sordi sono in grado di formulare pensieri, astratti e concreti, senza bisogno di pensare in una lingua parlata. Proprio come ciascuno di noi formula i pensieri nella propria lingua, così molti sordi pensano nella lingua dei segni.

Varietà di lingue

In tutto il mondo le comunità di sordi hanno inventato la propria lingua dei segni o adottato aspetti di altre lingue dei segni. Parte dell’odierno vocabolario dell’ASL fu tratto 180 anni fa dalla lingua francese dei segni. Questi segni si fusero con quelli in uso allora negli Stati Uniti, dando luogo all’attuale ASL. Le lingue dei segni si sviluppano nel corso di molti anni e vengono perfezionate di generazione in generazione.

Di norma le lingue dei segni non seguono l’andamento socio-geografico delle lingue parlate. In Puerto Rico, per esempio, si usa l’ASL anche se si parla spagnolo. Benché sia in Inghilterra che negli Stati Uniti si parli inglese, nella prima si usa la lingua inglese dei segni, che è molto diversa dall’ASL. Anche la lingua messicana dei segni è diversa dalle molte lingue dei segni dell’America Latina.

Quando si studia una lingua dei segni, si rimane colpiti dalla sua complessità e dalla ricchezza di espressioni. Con la lingua dei segni si possono esprimere quasi tutti gli argomenti, i pensieri e le idee. Fa piacere che ci sia una crescente tendenza a produrre letteratura per sordi su videocassette, usando una lingua naturale dei segni per raccontare storie, recitare poesie, descrivere avvenimenti storici e insegnare la verità biblica. In molti paesi l’alfabetizzazione nella lingua dei segni è in aumento.

Molti centri educativi per bambini sordi in tutto il mondo hanno scoperto i benefìci di usare la lingua dei segni sin dal momento in cui il bambino inizia a sviluppare le sue facoltà linguistiche. (Vedi i riquadri alle pagine 20 e 22). Hanno riscontrato che comunicando con il bambino sordo fin da piccolo in una lingua naturale dei segni e sviluppando un fondamento linguistico si porranno le basi per un maggiore rendimento scolastico, per un migliore inserimento sociale, e anche per la successiva acquisizione di una lingua scritta.

Una commissione dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) sull’educazione dei sordi ha detto: “Non è più ammissibile trascurare la lingua dei segni o evitare di promuoverne lo sviluppo nei programmi educativi per i sordi”. Bisogna dire però che qualunque scelta facciano i genitori per il loro bambino sordo in campo educativo, è della massima importanza la piena partecipazione di entrambi.

E' naturale la lingua che usi tu o la tua facoltà di creare una lingua?

"L'orecchio, abituato ad un udito uterino, cioè ad un ambiente liquido, si deve improvvisamente adattare ai rumori dell'aria. (...) Da ora in poi assistiamo all'elaborqazione del condizionamento audio.vocale. (...) ... riconoscere la propria capacità di emettere e di comandare o in una certa misura di volere tale emissione. (...) Perchè nulla è meno fisiologico del parlare. E' di certo un fenomeno umano, ma non vi è affatto un organo fisiologicamente preposto a tale effetto. Nulla, nel repertorio anatomico dei nostri accessori, è destinato realmente a questo uso. Siamo stati forniti di un apparato digerente e di un apparato respiratorio, ma non ci è stato dato nulla di specificamente finalizzato al linguaggio, al linguaggio ORALE, BEN INTESO." (da: "L'orecchio e il linguaggio", Tomatis)


Deborah De Rosa

Chiacchiere da bar con due sordi.

Ho un bellissimo bar vicino al palazzetto dello sport del mio paese, e qualche giorno fa c'è stata, nel palazzetto, una manifestazione di danza. Un modesto saggio di fine anno di una scuola locale.
Arrivo al nostro "caffè culturale" a serata già iniziata, e trovo al bancone due ragazzi che gesticolano, una coppia credo, e mia madre che annuisce e si china sul frigo sotto il bacone per prendere loro delle cose, che, nascoste, non potevano chiaramente avere indicato.
Vado un attimo fuori tra i tavolini esterni, torno e trovo i ragazzi, seduti ad un tavolo poco lontano dal bancone, che sorridono guardando in direzione di mia madre, la quale ride insieme a loro. Poi vedo mia madre fare dei buffi gesti deittici, nulla di più artciolato di questo, per farsi capire... in quel momento era lei quella che non sapeva la lingua degli altri. I ragazzi, ormai ero certa fossero sordomuti, sorridono e eseguono degli altri gesti. Mia madre dice tra sè e sè ad alta voce: Ah, giusto! e sorride loro.
Ora, c'è da precisare che mia madre sente e parla, non ha mai studiato la lingua dei segni italiana nè nessun altra lingua dei segni, e , almeno a quanto ne so io, non ha mai avuto a che fare prima con persone non udenti.
Le chiedo: "Scusa, ma come li stai capendo?" Lei risponde con estrema naturalezza: " Boh! Non lo so... li tratto normalmente! chi l'ha detto che devono essere loro a farsi capire da me! provo io a capire loro! ma è facile, se provi! a volte sbaglio, però un po' ci capiamo!"
Mia madre stava mettendo loro al posto dei "normali", e si stava sentendo in dovere di adeguarsi. Faceva insomma quello che fanno in pochi: non li trattava sentendosi superiore, solo perchè in possesso del sistema di linguaggio più ritenuto "normale", cioè quello orale.
E la cosa bella , era che alla fine, bene o male, si capivano.
A fine serata mia madre, che non ha mai studiato nulla di filosofia del linguaggio, etica dell'ascolto, lingua dei segni eccetera eccetera, mi ha detto: "Certo che siamo proprio ignoranti...ma perchè non la impariamo un po', la lingua dei segni?Erano simpatici quei due ragazzi!"

Deborah De Rosa

PREGIUDIZI

Una sorta di timore nei confronti di tutto ciò che è "diverso" aleggia tra i respiri dell'umanità da sempre.
Nell'antica Grecia i figli storpi venivano lasciati morire abbandonati tra le braccia di una natura pericolosa. Con l'affermarsi del Cristianesimo l'omosessualità diventa un tabù, un reato, e così chi era malato di epilessia era indemoniato, i sordi non potevano ricevere i sacramenti, oltre al battesimo, perchè ritenuti incapaci di mantenere fede alle promesse, ritenuti eterni infanti.
Proseguendo nel cammino della storia è impossibile non citare quanti hanno perso la vita o sono stati esiliati per il loro modo di pensare "diverso" da ciò che la Chiesa o il Potere desideravano che la gente pensasse. E poi lo scempio della seconda guerra mondiale che ha visto ebrei, comunisti, omosessuali, persone di colore, storpi, patire in prigioni di lacrime e dolore guardando la Morte negli occhi, Morte beffarda e maligna che accusava loro di essere "diversi".
E ancora oggi assistiamo a tempeste di violenza che si scagliano contro chi "non è normale".
Pregiudizi assurdi tappano gli occhi della Ragione. C'è stato chi mi ha detto che "le persone malate sono tutte maligne, perchè si sentono diverse".
Secondo me è il parametro di valutazione che si usa nello stabilire cosa è diverso o cosa è normale che non funziona affatto. L'essere attacati a dei canoni di fisicità "perfetta", il ritenere superiore il proprio Credo rispetto a quello degli altri. Personalmente ritengo che dovremmo soffermarci a riflettere sul fatto che ogni essere umano è dotato di un'anima e ama, odia, desidera, pensa, indipendentemente dal proprio aspetto fisico, dalla propria religione, dal proprio orientamento politico, sessuale o religioso, dalle proprie condizioni di salute.
Se solo ci sforzassimo di liberare le nostre menti dalla prigione dei pregiudizi capiremmo che la parola chiave dell'umanità non è "diversità", bensì UGUAGLIANZA.

Lingua dei segni

La lingua dei segni è un sistema di comunicazione visivo utilizzato dalle comunità dei segnanti a cui appartengono in maggioranza persone sorde o con udito troppo debole per poter comunicare a voce. La comunicazione avviene producendo quelli che a un profano possono sembrare dei banali gesti, ma in realtà si tratta di segni (che a differenza dei gesti hanno uno specifico significato codificato ed assodato, come avviene per le parole) compiuti con una o entrambe le mani, ad ognuno dei quali è assegnato uno o più significati. Le lingue dei segni sfruttano il canale visivo-gestuale, perciò il messaggio viene espresso con il corpo e percepito con la vista. Le lingue dei segni sono afferenti alle comunità dei sordi sparse su tutto il mondo: ad ogni nazione corrisponde una sua lingua:
in Italia, la lingua dei segni italiana (in acronimo LIS),
negli Stati Uniti la lingua dei segni americana (American sign language, ASL)
nel Regno Unito la lingua dei segni britannica (British sign language, BSL)
in Francia la lingua dei segni francese (langue des signes français, LSF)
e cosi via. È da sottolineare che non solo a ogni nazione corrisponde una specifica lingua dei segni, ma che anche all'interno dello stesso paese esistono leggere varianti regionali della lingua dei segni nazionale ed in certi casi, perfino all'interno di una stessa città tra circoli di diversi istituti.
La comunicazione visiva dei sordi è nota sin dall'antichità: anche se le notizie su quello che allora veniva chiamato linguaggio mimico o dei gesti sono molto frammentarie. Il primo a descrivere nei suoi scritti in modo più sistematico la lingua dei segni usata dai suoi studenti sordi è l'educatore e fondatore della Scuola di Parigi per sordi, l'Abbè de L'Epèe, che, nella seconda metà del 700, decide di utilizzare questa forma di comunicazione per insegnare la lingua scritta e parlata aggiungendo dei segni da lui creati corrispondenti ad elementi grammaticali e sintattici della lingua francese.Sicard, successore di L'Epèe, è stato un grande studioso della lingua dei segni e in generale tra gli illuministi francesi, nello stesso periodo, si può riscontrare un interesse per i diversi aspetti della comunicazione umana. Lo statunitense Thomas Hopkins Gallaudet, affascinato dall'opera di Sicard, si reca in Francia e dopo un anno di tirocinio presso l'istituto dei sordi di Parigi, decide di ritornare in patria nel 1816. Nel viaggio di ritorno in nave durato un anno impara la lingua dei segni francese (LSF) da un educatore sordo dell'istituto che porta con sè: Laurent Clerc. Gallaudet ha portato negli Stati Uniti la lingua dei segni francese, che si diffondendosi grazie alla nascita di istituti per sordi (la prima scuola è quella di Hartford nel Connecticut), e combinandosi con dei segni allora in uso presso la popolazione locale, ha dato origine alla lingua dei segni americana (ASL) (possiamo infatti notare ancora oggi delle somiglianze significative tra la LSF e l'ASL). Gallaudet è famoso, inoltre, per aver fondato la prima università al mondo per sordi. Anche in Italia esiste e viene usata una lingua dei segni tra i sordi: esistono testimonianze al riguardo di educatori sordi della prima metà dell'800. Ma il Congresso di Milano del 1880 e la svolta rigidamente oralista che ad esso si accompagna impedisce che questa forma di comunicazione abbia un'ampia diffusione soprattutto in ambito educativo: proibita nelle classi si diffonde nei corridoi con un conseguente impoverimento linguistico e una conseguente mancanza di consapevolezza che la lingua dei segni italiana costituisca la lingua madre dei sordi, non inferiore alla lingua degli udenti. In tutti i paesi, comunque, la lingua dei segni inizia ad essere studiata da un punto di vista linguistico solo a partire dagli anni sessanta. William Stokoe, un ricercatore americano, fu il primo a dimostrare che questa forma di comunicazione non è una semplice mimica, ma una vera lingua, con un suo lessico e una sua grammatica, in grado di esprimere qualsiasi messaggio.

La lingua dei segni italiana è una vera lingua dal punto di vista sociologico, in quanto espressione di una comunità: la comunità dei sordi italiani. È anche una vera lingua con una sua struttura e sintassi: questa è spesso differente dall'italiano ma può avere incredibili similitudini con altre lingue orali. I verbi ad esempio non si coniugano in base al tempo, ma devono concordare sia con il soggetto (come in italiano) sia con l'oggetto dell'azione, come avviene in basco. Esistono forme pronominali numeriche per indicare "noi due, voi due" (come il duale del greco antico) e addirittura "noi cinque, voi quattro, loro tre". La concordanza di verbi, aggettivi e nomi non è basata sul genere (maschile e femminile come in italiano) ma sulla posizione nello spazio in cui il segno viene realizzato. Esistono diverse forme per il plurale "normale" e il plurale distributivo, distinzione sconosciute alle lingue europee, ma note in lingue oceaniche. Il tono della voce è sostituito dall'espressione del viso: c'è un'espressione per le domande dirette («Vieni?», «studi matematica?») una per domande complesse («quando vieni?», «cosa studi?», «Perché piangi?») una per gli imperativi («Vieni!», «Studia!») e altre per indicare le frasi relative («il libro che ho comprato, la ragazza con cui parlavi»). Il segno di ogni lingua dei segni può essere scomposto in 4 componenti essenziali:
movimento,
orientamento,
configurazione,
luogo e componenti non manuali:
espressione facciale,
postura e
componenti orali.
Un altro evidente sintomo della pervicace ricerca di 'integrazione' è la non-lingua detta Italiano Segnato, ovvero l'uso dei segni con struttura grammaticale della lingua italiana oppure, ancora, il ricorso all'alfabeto manuale (dattilologia) quando il segnante manchi, per sua ignoranza, di un segno o non sia ancora entrato a far parte della lingua nella LIS, il cherema corrisponde al fonema delle lingue parlate. È importante non confondere la lingua dei segni con il linguaggio dei segni, in quanto sono due cose completamente diverse.
Lingua italiana dei segni (LIS)
Le lingue dei segni sono lingue giovani e antiche allo stesso tempo. Antiche dal momento che sono da sempre usate dai sordi per comunicare, infatti, la modalità segnica è quella spontanea per le persone sorde, perché impegna i canali visivo-gestuali che sono privi di deficit. Giovani perché bisognerà attendere la fine degli anni cinquanta quando uno studioso americano, William Stokoe (1960), studiando l'American Sign Language (ASL), capì che le lingue dei segni hanno caratteristiche linguistiche analoghe a quelle delle lingue vocali. In Italia lo studio della lingua italiana dei segni è cominciato alla fine degli anni settanta grazie a un gruppo di ricercatori del CNR, coordinati da Virginia Volterra. Per riassumere si tratta di una lingua antica che per secoli è stata trasmessa 'oralmente', priva della testimonianza di una letteratura e per alcuni periodi costretta ad una semiclandestinità, negli ultimi anni acquisisce lo status di lingua, s'inizia a studiarne la grammatica e la sintassi, escono i primi dizionari.
Le ricerche pubblicate da Volterra (1987) mostrano chiaramente che la lingua dei segni utilizzata dai sordi italiani non è un linguaggio, ma possiede le caratteristiche proprie di una vera lingua.
La presenza di precise regole morfologiche e sintattiche è una caratteristica importante che distingue una lingua dei segni da un linguaggio gestuale o da una pantomima.
Esiste un'articolazione sistematica, corrispondente all'articolazione fonologica della lingua vocale; è possibile dall'analisi dei segni individuare dei parametri formazionali, da cui nascono tutti i segni della lingua ed è inoltre possibile individuare un lessico, una morfologia, una sintassi.
Queste ricerche hanno portato alla scoperta di quattro parametri fondamentali nell'articolazione dei gesti nella LIS:
il luogo dello spazio dove viene eseguito il segno;
la configurazione delle mani nell'eseguire il segno;
l'orientamento del palmo e delle dita assunto dalle mani;
il movimento della mano nell'eseguire il segno.
All'inizio degli anni novanta sono stati pubblicati tre dizionari relativi alla LIS. L'uscita di queste pubblicazioni, dovuta al desiderio dei sordi italiani di diffondere questa lingua e degli udenti di impararla nei corsi che intanto si tenevano in varie città italiane, ha contribuito ad evolvere il processo d'istituzionalizzazione della LIS.
Il Dizionario bilingue elementare della lingua dei segni italiana a cura di E.Radutsky (1992) è senz'altro la più imponente di queste opere.
Presenta più di 2.500 segni e per ciascuna voce è riportata la rappresentazione grafica, la trascrizione del segno relativa ai parametri fondamentali, la traduzione in italiano, alcune frasi esplicative del contesto, sinonimi in segni, varianti fonologiche, aree geografiche di reperimento dei segni. La LIS non ha una forma scritta, è una lingua di scambio dialogico utilizzata dalla comunità Sorda in Italia. Essa ha una struttura assai diversa dalla lingua italiana (parlata) dato che, nel corso della storia, sordi ed udenti non sono stati molto in contatto.Ad esempio la maggior parte dei segnanti produce frasi con ordine dei segni SOV mentre i parlanti di italiano usano un ordine di parole SVO. Molti verbi della lingua italiana dei segni, inoltre, concordano anche con l'oggetto (proprietà riscontrata anche nelle lingue parlate, ad esempio nel Basco) mentre in italiano i verbi concordano solamente con il soggetto.La lingua dei segni italiana, come le altre lingue segnate, non è dunque una pantomima con segni prodotti a caso come molte persone pensano, bensì è una lingua vera e propria con una sua grammatica che però è molto diversa da quella dell'italiano parlato.
LA LINGUA DEI SEGNI
Una parte delle persone sorde comunica attraverso il linguaggio dei segni. Si tratta di vere e proprie lingue, diverse da nazione a nazione e a volte anche a livello regionale, con regole proprie e un ricco vocabolario.
Ciao a tutti....facendo i miei soliti giretti su google,ho trovato una cosa molto interessante e direi attinente con il mio blog la danza arte della comunicazione...Chi lo dice che i sordi non possono danzare?Leggete qua.....I Sordi danzano il "braille"
Pochi conoscono la storia dei sordi, pochissimi la loro Cultura. I sordi , nel nostro Paese evoluto, sono ritenuti handicappati, cioè disabili, cioè incapaci di vivere una vita "normale". Recentemente su Rete 4, TV della ex-Fininvest di Berlusconi, l' attrice sorda Marlee Matlin (vincitrice di un OSCAR per l' interpretazione in Figli di un dio minore) è protagonista di una serie di telefilm intitolati "Ragionevoli Dubbi" in cui interpreta il ruolo di un procuratore (avvocato di stato) sordo.
Molti credono che i Sordi segnanti non possano fare gli Avvocati, questo telefilm lo nega. E non si tratta solo di telefilm... Negli Stati Uniti esiste un' importante Associazione di Avvocati Sordi che esercitano regolarmente (con l'ausilio di interpreti professionisti). In Italia un sordo troverebbe moltissime difficoltà, e non solo per lo studio, se volesse diventare avvocato!
E se volesse diventare ballerino? Impossibile, gli direbbero gli udenti. Invece no, oltre a compagnie di danza americane, esisteva, fondata nel 1967, la DEMAMA DANCE COMPANY formata esclusivamente da ballerini sordi. Questa compagnia di Israele riscosse negli anni '70 un notevole successo in tutto il mondo. La Compagnia era diretta dal coreografo Moshe Efrati che decise nel 1975 di creare una nuova compagnia: l' Efrati Dance Company, con ballerini udenti. Nel 1978 le due compagnie dirette da Efrati si fusero e nacque una compagnia di sordi e udenti chiamata la Moshe Efrati Koldmama Dance Company. In tutto il mondo la Compagnia ha riscosso un grande apprezzamento di pubblico e di critica. I sordi partecipano alla danza attraverso i suoni vibrati, le tecniche di danza multiple rivisitate da Moshe Efrati sono divenute molto accentuate ritmicamente.
Questa caratteristica. o nuova forma di danza, si chiama "braille". Tutto ruota intorno alla visione del ritmo. Oggi, i ballerini sordi professionisti della compagnia sono rimasti soltanto tre, soltanto uno di loro partecipa allo spettacolo ed è in torunée in Italia. Ciò giustifica ancora il nome della compagnia (Demama significa infatti silenzio), però un tempo i Sordi rappresentavano almeno il 50% della compagnia. Efrati, per evitare equivoci, continua a ripetere a tutti di non essere un terapeuta e anche noi vogliamo sottolineare questo fatto. Non si tratta di metodo o di terapie per "audiolesi", non è danza-terapia (volendo coniare un termine analogo alla musicoterapia!). Si tratta invece di una Compagnia con ballerini sordi professionisti che danzano al pari di tutti gli altri, senza particolari motivazioni. Nemmeno quella di mostrare al mondo che i sordi possono, al pari degli udenti, esercitare ogni professione. Tuttavia rimane il fatto, per noi piacevole perché conferma quanto da tempo sosteniamo, che prima di dire ai Sordi che è impossibile per loro fare una qualsisasi cosa, occorre ben riflettere.
I ballerini sordi di questa e altre compagnie sono la risposta vivente di quanto gli udenti, che ancora si stupiscono, conoscano poco la sordità e le potenzialità (intellettive, cognitive, professionali, creative...) delle persone sorde. Anche i Sordi italiani hanno una nuova occasione per riflettere...Finora hanno accettato di essere "inferiori", di accettare la loro "minorazione" uditiva e quindi di credere di non poter svolgere alcune professioni. Forse è il caso di rivedere, e per sempre, questi PREGIUDIZI.
Lo spettacolo della compagnia israeliana si intitola CAMINA Y TORNA e fu presentato con successo anche in Messico. La storia narrata appartiene alla storia e alla Cultura Ebraica, è la storia degli ebrei sefarditi, gli ebrei della Spagna, che risale al 1492 (anno della scoperta dell' America ma anche anno della cacciata degli ebrei spagnoli a causa dell' Inquisizione). Nello spettacolo si rappresenta la figura dell' ebreo errante che cammina e cammina, mentre la voce di Yossi Banai (famoso attore israeliano) si ascolta tra la partitura musicale nelle lingue spagnola-sefardita-ebraica, con traduzione italiana approssimativa. Purtroppo lo spettacolo è rivolto agli udenti e il testo non ha traduzione in Lingua dei Segni per permettere ai sordi di poterlo capire. Tuttavia nemmeno gli udenti possono apprezzarlo davvero in originale, in quanto pochi conoscono le lingue citate.
Accanto alle musiche ed ai suoni (Kol significa Suono e Demama, come già detto è il Silenzio) si crea una particolare atmosfera. Perché pensato in questi termini lo spettacolo non si rivolge alle persone sorde, non ha questa intenzione. I nostri amici Sordi potranno comunque apprezzare il linguaggio della danza moderna, ricco di movimenti simbolici (verso la terra, la polvere che gli ebrei alzano camminando mentre gli occhi guardano in giù con la testa china, ma forse il cuore naviga fra le speranze... e con i passi della danza può riscattare la condizione di oppressi e di perseguitati in un balzo, in un segno verso l'alto, 77 volte e per sempre verso il cielo libero).
Marco Consolati
(Luglio 1993, in occasione della tournée in Italia della compagnia di danza israeliana).

A mio parere tutti possono ballare..perchè la danza..la musica della danza è un qualcosa che si ha dentro,è una melodia che ognuno custodisce nel suo cuore!!!

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Maria Laura.


L'ombra illuminata. Ancora con Tommaso Russo Cardona

L’ombra illuminata:
ancora con Tommaso Russo Cardona

No, Time, thou shalt not boast that I do change.


Le Lingue dei Segni esce nel marzo 2007, ma per trarne tutte le conseguenze
occorre tempo: già attraverso alcune presentazioni e discussioni
pubbliche (in particolare a Roma e a Siena), ma soprattutto poi, rileggendolo,
anche assieme agli studenti nei corsi in cui l’abbiamo adottato, ci accorgiamo
sempre meglio che lo sguardo generale e filosofico, di forte teoria
del linguaggio e dei segni che esso porta su queste lingue verbali considerate
a torto ‘minori’ riapre ampiamente la considerazione di nozioni che
davamo per scontate, sulle lingue e il linguaggio*. Ad approfondirne punti,
sempre nel 2007, viene pubblicato in sede internazionale l’articolo in collaborazione
con Paola Pietrandrea “Diagrammatic and Imagic Iconicity in
Verbal and Signed Languages”, che trova ulteriore proseguimento, ad inizio
2008 sul numero di «Gesture» curato da Tommaso stesso, con “Metaphors
in Sign Languages and in Co–verbal Gesturing”.
Nel 2007 escono ancora, a luglio “Sulla formatività del segno linguistico”,
e a settembre “Impliciti e intenzionalità”: il primo articolo prende
spunto da un nuovo testo saussuriano per giungere al rapporto pensierolinguaggio,
il secondo ridiscute questioni di pragmatica al centro del dibattito
di più correnti filosofiche. Un passo ulteriore, che lega la ricerca saussuriana
a quella sulla gestualità strumentale e comunicativa umana, l’articolo
“Asymétries du signe: outils, gestes, mots/signes”, è stato quest’anno
pubblicato sui «Cahiers F. de Saussure» 60 (2007 [ma 2008]). Nelle relazioni
e nelle discussioni del XV Convegno della Società di Filosofia del linguaggio,
nel settembre 2008 ad Arcavacata, i contributi di Tommaso sono
richiamati più volte, come era già successo al Convegno precedente, a Siena.
Nel frattempo Grazia Basile ha rivisto editorialmente Peripezie dell’ironia,
che sta per essere pubblicato da Meltemi, e ai cui temi si collega la
traccia pubblicata in questo stesso «Bollettino filosofico». Ci confronteremo
così con un altro suo grande libro che esplora il rapporto tra atti comunicativi,
contesto dell’enunciazione, il ruolo della lingua nel rimettere in
movimento e nel fissare nuovamente situazioni ritualizzate, credenze ed
emozioni del parlante nell’accordarsi e discordarsi da quelle dei suoi interlocutori.
Con Emanuele Fadda e Alessandro Chidichimo, predisponendo la pubblicazione
nel prossimo numero dei «Cahiers F. de Saussure» di “Négativité,
récursivité et incalculabilité”, ci siamo ulteriormente resi conto di
quanto sia coraggiosa e fertile la ricerca di Tommaso, che ci ha già imposto
di rivedere i nostri articoli che accompagnano il suo. Con l’articolo “Système,
emploi et jeu des signes”, in pubblicazione il prossimo anno, salgono a
cinque i saggi che dal 2004 Tommaso avrà dedicato ad approfondire un
Saussure inedito sia per i testi messi in questione sia per le domande teoriche
a cui risponde. È giusto che questo suo prossimo lavoro esca in un
volume collettivo che ne condivide l’orientamento.
Altri saggi ancora sono in preparazione, su lingue orali e lingue dei segni,
iconismo e metafora, ironia e silenzio, uso e gioco dei segni, formatività
del linguaggio, temporalità e mente. Nella bibliografia che segue indico
solo quelli in avanzato stato di pubblicazione: verranno poi gli aggiornamenti.
Chi ha il privilegio di curare questi lavori comincia pensando di rendere
servizio, e scopre di trarne lui un considerevole vantaggio. Tommaso è il
compagno di lavoro che ti conosce bene, ti sta sempre a fianco, e prima ancora
che tu gli chieda qualcosa, è pronto a porgertela nel momento in cui ti
serve. Compagno di lavoro che ha molto da dare, e, quindi, molto da chiedere.
In primo luogo una lettura lenta e attenta, che metta da parte ogni
pregiudizio e ogni interpretazione veloce, che anzi ricostruisca al meglio le
argomentazioni anche avversarie, e si confronti con esse, considerando che
abbiamo bisogno di ogni prospettiva di ricerca e che irriderne una vuol dire
renderle vane tutte. Insomma, il contrario del malcostume imperante nelle
università italiane, che chiede da che parte stai, e conta in fretta chi sottoscrive
una posizione come se fosse il soldatino arruolato in un esercito (il
suo, o quello del nemico). Tommaso sa ascoltare tutti, traendo da ciascuno
il meglio, e collaborare con tutti portando con sé e donando agli altri uno
spirito di apertura che le più diverse tendenze della filosofia del linguaggio,
semiotici, cognitivisti e analitici, hanno imparato ad apprezzare. Fa suoi
dall’interno alcuni grandi autori, Peirce, Saussure e Wittgenstein, li fa lavorare
sulle questioni che abbiamo di fronte, come ci appaiono oggi, estendendoli
fino ai loro limiti, e guardando oltre.
In questo momento, il gruppo di lavoro di filosofia del linguaggio che
ha trovato un baricentro ad Arcavacata si rinnova, perché, come già nel
13
passato, alcuni amici che hanno avuto in esso un ruolo centrale stanno
passando ad altre università. Ma la robustezza di una corda – dice Wittgenstein
di un fenomeno analogo – non è data da un filo che la percorre in
tutta la lunghezza, bensì dall’intrecciarsi e sovrapporsi di pezzi di filo.
Proprio il fatto che la conversazione con Tommaso non sia interrotta è la
più forte garanzia di continuità attraverso il mutamento. Sarà la sua presenza
di contenuto e di metodo nel lavoro comune a far ritornare spesso e
a tenerci ancora vicini gli amici trasferiti in altre sedi, saranno la sua
prospettiva ed il suo stile ad attrarre ed integrare nel gruppo di lavoro i
nuovi collaboratori e amici che verranno. Sta a noi far sì che anche chi non
lo conosceva possa accorgersi che c’è qualcuno dal quale abbiamo imparato
le virtù rivoluzionarie della pazienza e dell’ironia, senza cui le passioni
sono fuochi di paglia, e che nel nostro sorriso c’è l’eco di un sorriso che
abbiamo visto diventare bellissimo, per nascondere un dolore crescente.
Sarebbe difficile non essergli fedeli, con la fedeltà con cui l’autunno muta
in inverno, e l’inverno in primavera.

* Si veda la recensione di Donata Chiricò in questo volume.

DANIELE GAMBARARA

Pubblicazioni di Tommaso Russo

Pubblicazioni di Tommaso RUSSO
(dal 2007 Tommaso RUSSO CARDONA)

Roma, 26 Ottobre 1970 – 13 Settembre 2007

Settembre 1996 – Ottobre 1999 dottorato di ricerca in Filosofia del linguaggio (Università di Palermo, della Calabria e di Roma 1)

Novembre 2000 – Ottobre 2002 professore a contratto di Sociolinguistica, Università di Bologna

Dicembre 2000 – Dicembre 2002 borsa post-dottorato, Università della Calabria

Febbraio 2003 – Febbraio 2005 assegno di ricerca, Università della Calabria

Novembre 2005 – Settembre 2007 ricercatore universitario di ruolo di Filosofia del Linguaggio, Università della Calabria

1995

01) Tommaso RUSSO, Nomi Propri e individuazione. Peirce, Wittgenstein, Lévi-Strauss e alcune
teorie linguistiche contemporanee. Tesi di laurea in Filosofia del Linguaggio, presso l’Università di Roma “La Sapienza”, 21 aprile 1995, relatore Tullio DE MAURO, correlatore Massimo PRAMPOLINI, voto 110/110 e lode.

1997

02) Anna Maria PERUZZI, Paolo ROSSINI, Tommaso RUSSO e Virginia VOLTERRA, “I nomi propri nella LIS, ovvero i segni nome”. In: Maria Cristina CASELLI e Serena CORAZZA (a cura di), LIS: Studi esperienze e ricerche sulla Lingua dei Segni in Italia (Atti del I Convegno nazionale sulla LIS, Trieste 13-15 ottobre 1995). Tirrenia (PI): Edizioni del Cerro, 1997, ISBN 88-8216-009-2, pp. 260-265.

03) Tommaso RUSSO, “Segni nome e identità culturale nella comunità sorda in Italia”.
In: Amir ZUCCALÀ (a cura di), Cultura del gesto e cultura della parola. Viaggio antropologico nel mondo dei sordi (Atti del Convegno, Università di Roma 15-16 aprile 1996). Roma: Meltemi (Gli argonauti), 1997, ISBN 88-86479-33-6, pp. 69-83.

04) Tommaso RUSSO, “Iconicità e metafora nella LIS”. In: Filosofia del Linguaggio. Teoria e Storia [II] (Preprints del Convegno, 2-3 ottobre 1997). Rende (CS): Dipartimento di Filosofia, Università della Calabria, pp. 136-141.

05) Tommaso RUSSO, Testi per la trasmissione e il sito MediaMente, 1997-1999
www.mediamente.rai.it/home/tv2rete/mm9798/tematich/
www.mediamente.rai.it/home/tv2rete/mm9899/tematich/

1998

06) Tommaso RUSSO & Elena PIZZUTO, “Iconicity and metaphors in Italian Sign Language poetry: the functional shift from phonological to morphological values of sign parameters elements”. Paper presented at the 2nd Intersign ESF Workshop (Leiden December 1998: Phonology). Abstract online at: www.sign-lang.uni-hamburg.de/ BibWeb/LiDat.acgi?ID=49431

1999

07) Elena PIZZUTO, Barbara ARDITO, Daniela FABBRETTI, Mari Luz PEREA COSTA, Paola PIETRANDREA, Paolo ROSSINI & Tommaso RUSSO, “Italian Sign Language (LIS): text corpora and notation systems”. Paper presented at the 3rd Intersign ESF Workshop (Siena Pontignano 12-15 march 1999: Morphosyntax: text corpora and tagging). Abstract online at: www.sign-lang.uni-hamburg.de/Intersign/Workshop3/Pizutto.html

2000

08) Tommaso RUSSO, Immagini e metafore nelle lingue parlate e segnate. Modelli semiotici e applicazioni alla LIS (Lingua Italiana dei Segni), tesi di Dottorato di ricerca in Filosofia del Linguaggio: Teoria e storia (Università di Palermo, della Calabria, di Roma “La Sapienza”), XI ciclo (1996-1999; depositata nel dicembre 1999, discussione sostenuta il 10 febbraio 2000). Direttore di tesi: Antonino PENNISI, Lettore: Elena PIZZUTO, Coordinatore del dottorato: Franco LO PIPARO [cf. 27].

09) Tommaso RUSSO, “Senso e coscienza dei sensi. Alcune riflessioni sulle Lingue dei Segni”. «Ou. Riflessioni e provocazioni», IX (2000, n. 1) (= Sensi del senso, a cura di Federica VERCILLO. Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane), pp. 105-110.

10) Anna Maria PERUZZI, Paolo ROSSINI, Tommaso RUSSO e Virginia VOLTERRA, “Segni nome ed identità personale nella LIS”. In: Caterina BAGNARA, Giampaolo CHIAPPINI, Maria Pia CONTE e Michela OTT (a cura di), Viaggio nella Città Invisibile (Atti del II Convegno nazionale sulla LIS, Genova 25-27 settembre 1998). Tirrenia (PI): Edizioni del Cerro, 2000, ISBN 88-8216-088-2, pp. 488-494.
Rosaria GIURANNA e Giuseppe GIURANNA, Sette poesie in Lingua dei Segni Italiana (LIS).
CD-ROM + libretto, prototipo, preedizione Roma: Istituto di Psicologia – CNR,
2000 [cf.19-20]
Il libretto di accompagnamento contiene:

11) Elena PIZZUTO e Tommaso RUSSO, “Presentazione”.
12) Tommaso RUSSO, “Sintesi delle poesie”.
13) Tommaso RUSSO, “The crosslinguistic study of poetical texts in signed and vocal languages: productivity, redundancy and form-function relations in a LIS (Italian Sign Language) poem”. Paper presented at the 7th International Conference on Theoretical Issues in Sign Language Research (TISLP 7, Amsterdam July 23rd-27th 2000). Abstract online at:
www.sign-lang.uni-hamburg.de/BibWeb/LiDat.acgi?ID=52873

2001

14) Tommaso RUSSO, Rosaria GIURANNA & Elena PIZZUTO, “Italian Sign Language (LIS) poetry: iconic properties and structural regularities”. «Sign Language Studies», 2.1 (Fall 2001, Special Issue), Print ISSN: 0302-1475, E-ISSN: 1533-6263, Gallaudet University Press, pp. 84 112.
http://muse.jhu.edu/journals/sign_language_studies/v002/2.1russo.html o .pdf
with an animated clip from the poem "The Clock" http://gupress.gallaudet.edu/1.avi

14 bis) Una versione preliminare (14 marzo 2000) è online a:
www.sign-lang.uni-hamburg.de/intersign/Workshop2/Russo_Pizzuto/Russo_Pizzuto.html

15) Tommaso RUSSO, “Sordità e cieco-sordità: teorie e stato dell’arte”. In: Antonino PENNISI e Rosalia CAVALIERI (a cura di), Patologie del linguaggio e scienze cognitive. Bologna: Il Mulino (Percorsi), dicembre 2001, ISBN 88-15-08457-6, 9788815084576, pp. 51-99.

16) Tommaso RUSSO e Elena PIZZUTO, “Musica visiva in Lingua Italiana dei Segni: invito alla scoperta di un universo poetico sconosciuto”. «Crossover Festival Magazine» (a cura di Carlo Rea), n. 1, Luglio 2001 (Civitella del Tronto, TE), p. 28. 2002

17) Roberto CONTESSI, Marco MAZZEO e Tommaso RUSSO (a cura di), Linguaggio e percezione Le basi sensoriali della comunicazione linguistica (Atti del Convegno Università di Roma “La Sapienza” 15-16 febbraio 2002). Roma: Carocci (Biblioteca di testi e studi/ Linguistica 203), ottobre 2002, ISBN 88-430-2431-0, 9788843024315, 144 pp.

18) Tommaso RUSSO, “Antinorma poetica, ritmo e metafora: tra lingue dei segni e lingue vocali”. In: CONTESSI, MAZZEO e RUSSO (a cura di), Linguaggio e percezione, Roma 2002 [17], pp. 88-98.

Rosaria GIURANNA e Giuseppe GIURANNA, Sette poesie in lingua dei segni italiana (LIS).
CD-ROM + libretto 16 pagg., Tirrenia (PI). Edizioni del Cerro, 2002 (e 2003) 2a edizione, ISBN 88-8216-137-4 [cf. 11-12]. Il libretto di accompagnamento contiene:19) Elena PIZZUTO e Tommaso RUSSO, “Presentazione”.

20) Tommaso RUSSO, “Sintesi delle poesie”.

21) Tommaso RUSSO, “Sistemi antroponimici e identità personale: appunti sulla semantica dei nomi propri di persona”. «Rivista Italiana di Onomastica» (RIOn), VIII/1 (2002), ISSN 1124-8890, pp. 29-57.

22) Tommaso RUSSO, “Nomi Propri” [Recensione di: Rita Caprini, Nomi propri, Alessandria: Edizioni dell'Orso, 2001]. «Rivista Italiana di Onomastica» (RIOn), VIII/1
(2002), pp. 183-187.

23) Tommaso RUSSO, “La specie simbolica” [Recensione di: Terrence W. Deacon, La specie simbolica. Coevoluzione di linguaggio e cervello, Roma: Giovanni Fioritti Editore, 2001]. «Annali dell’Istituto Superiore di Sanità» (AISS), 38/1 (2002), ISSN 0021- 2571, pp. 97-100. http://www.iss.it/binary/publ/publi/381rece.1108638531.pdf

2003

24) Tommaso RUSSO, “Metafore come ipoicone nelle lingue dei segni e nelle lingue vocali”. In: Aureliano PACCIOLLA e Natalino NATOLI (a cura di), Metafora e psicologia. Roma: Laurus Robuffo, 2003, ISBN 88-8087-348-2, 9788880873488, pp. 391-433.

25) Tommaso RUSSO, “Metafore e comprensione tra segni, gesti e parole”. In: PACCIOLLA e NATOLI (a cura di), Metafora e psicologia, Roma 2003 [come 24], pp. 435-467.

26) Tommaso RUSSO, “Sensi individuali e significati condivisi: patologie sensoriali, gioco simbolico e discorso autofasico” [Seminario tenuto all’Università della Calabria, 5 aprile 2000]. «Bollettino filosofico» (Univ. della Calabria), n. 18 (2002) [ma gennaio 2003] (= Cronache dottorali, a cura di Daniele Gambarara), ISSN 1593-7178, pp. 290-313.

2004

27) Tommaso RUSSO, La mappa poggiata sull’isola. Iconicità e metafora nelle lingue dei segni e nelle lingue vocali. Rende (CS): Centro Editoriale e Librario, Università della Calabria (CELUC), Collana “Filosofia del Linguaggio: Teoria e Storia”, settembre 2004, ISBN 88-7458-017-7, 350 pagine [cf. 08].

28) Tommaso RUSSO, “Iconicity and Productivity in Sign Language Discourse: an analysis of three LIS discourse registers”. «Sign Language Studies», 4.2 (Winter 2004), pp. 164-197.

29) Tommaso RUSSO, “Come è fatta una lingua dei segni”. In: Stefano GENSINI (a cura di), Manuale di semiotica. Roma: Carocci (Università/Semiotica e comunicazione 562), 1a ediz. Marzo 2004, 3a Ristampa 2007, ISBN 88-430-2922-3, 9788843029228, pp. 359-382.

2005

30) Tommaso RUSSO, “Metafore come ipoicone. La dimensione iconica delle metafore nelle lingue vocali e nelle lingue dei segni”. «Versus: quaderni di studi semiotici», n. 97 (2005) ISSN 0393-8255, pp. 151-177.

31) Tommaso RUSSO & Virginia VOLTERRA, «Comment on “Children Creating Core Properties of Language: Evidence from an Emerging Sign Language in Nicaragua»”. «Science» 309, 56b. (2005 1 July).
http://www.sciencemag.org/cgi/reprint/309/5731/56b.pdf
Cf. Ann SENGHAS, Asli ÖZYÜREK, and Sotaro KITA, Response to Comment on “Children Creating Core Properties of Language: Evidence from an Emerging Sign Language in Nicaragua”, «Science» 309 (5731), 56c.

32) Tommaso RUSSO e Tiziana ZALLA, “Patologie dello sviluppo cognitivo e comunicativo”.
In: Francesco FERRETTI e Daniele GAMBARARA (a cura di), Comunicazione e scienza cognitiva. Roma-Bari: Laterza (Biblioteca di Cultura Moderna, 1180), marzo 2005, ISBN 88-420-7588-4, 9788842075882, pp. 153-190.

33) Tommaso RUSSO, “Stereotipia e sintassi substandard nella scrittura degli adolescenti italiani: un confronto tra le strategie testuali e sintattiche di sordi ed udenti romani”.
In: Giuseppe ARDRIZZO e Daniele GAMBARARA (a cura di), La comunicazione giovane (Atti del convegno Majise, Univ. della Calabria, 26 gennaio 2001). Soveria Mannelli (CZ): Rubettino, aprile 2005, ISBN 88-498-1245-0, 9788849812459, pp. 321-343.

34) Tommaso RUSSO, “A Crosslinguistic, Cross-cultural Analisys of Metaphors in Two Italian Sign Language (LIS) Registers”. «Sign Language Studies» 5: 3 (Spring 2005, Special Issue: Metaphor in Signed Languages), pp. 333-359.

35) Tommaso RUSSO, “Un lessico di frequenza della LIS”. In: Tullio DE MAURO e Isabella CHIARI (a cura di), Parole e numeri. Analisi quantitative dei fatti di lingua. Roma: Aracne, marzo-aprile 2005, ISBN 88-548-0040-6, 9788854800403, pp. 277-290.

36) Elena PIZZUTO, Paolo ROSSINI, Tommaso RUSSO e Erin WILKINSON, “Formazione di parole visivo-gestuali e classi grammaticali nella Lingua dei Segni Italiana (LIS): dati disponibili e questioni aperte”. In: Maria GROSSMANN e Anna M. THORNTON (a cura di), La formazione delle parole. (Atti del XXXVII Congresso internaz. di studi della Società di Linguistica Italiana – SLI, L'Aquila 25-27 settembre 2003). Roma: Bulzoni (Pubblicazioni della SLI 48) dicembre 2005, ISBN 88-7870-093-2, pp. 443-463.

37) Tommaso RUSSO, “Language and Hegemony in Gramsci” [Recensione di: Peter Ives, Language and Hegemony in Gramsci, London: Pluto Press, 2004]. «International Review of Sociology», 15, 2, July, 2005, pp. 397-401

38) Tommaso RUSSO, “Recensione di: Tullio De Mauro, traduzione, introduzione e note a F. De Saussure, Scritti inediti di linguistica generale, Roma-Bari: Laterza, 2005”. «Bollettino di Italianistica», IV, 2005, ISSN 0168-7298, pp. 278-284. 2006

39) Barbara FIORE e Tommaso RUSSO, “Linguaggio rituale e divinazione”. «Forme di Vita» 5/2006 (= Il rito tra natura e cultura), Atti del convegno Salerno 10-11 giugno2005. Roma: DeriveApprodi, aprile 2006), ISBN 88-88738-99-1, 9788888738994, pp. 98-120.

40) Tommaso RUSSO, Compte Rendu de: “F. de Saussure, Scritti inediti di linguistica generale, trad. introd. e note di Tullio De Mauro, Roma-Bari: Laterza, 2005”. «Cahiers Ferdinand de Saussure» 58 (2005) [ma marzo 2006], ISSN 0068-516-X, ISBN 2- 600-01070-X, pp.299-308.

41) Elena PIZZUTO, Paolo ROSSINI, e Tommaso RUSSO, “Representing signed languages in written form: questions that need to be posed”. In: Chiara VETTORI (ed.), Proceedings of the Second Workshop on the Representation and Processing of Sign Languages: Lexicographic Matters and Didactic Senarios (LREC 2006 – 5th International Conference on Language Resources and Evaluation, Genoa, May 28th 2006). Paris: ELRA, 2006, pp. 1-6.

42) Tommaso RUSSO, “Metaphors and blending in LIS (Italian Sign Language) discourse: a window on the interaction of language and thought”. In: QUADROS, Ronice M. de (ed.): TISLR 9: Theoretical Issues in Sign Language Research 9: (9 Congreso International de Aspectos Teóricos das Pesquisas nas Linguas de Sinais. December 6 to 9, 2006, Universidade Federal de Santa Catarina Florianópolis, SC Brasil). Florianópolis: Lagoa Editora, 2006, pp. 183-184. Cf. Terry JANZEN and Sherman WILCOX (eds.), Cognitive Dimensions of Signed Languages. «Cognitive Linguistics» 15 (2004).

43) Grazia BASILE e Tommaso RUSSO, “OGM e stampa italiana (2003-2005)”. Roma: (Consiglio dei Diritti Genetici) MediaBiotech, report # 1/2005 [ma 2006], 49 pp. 2007

44) Tommaso RUSSO CARDONA e Virginia VOLTERRA, Le Lingue dei Segni. Storia e Semiotica. Roma: Carocci (Quality Paperbacks 207), marzo 2007, ISBN 9788843040575, 153 pagine.

45) Tommaso RUSSO CARDONA, “Catastrofe e ironia”. «Forme di vita» 6/2007 (= Logica e antropologia). Roma: DeriveApprodi, febbraio 2007, ISBN 788889969229, pp. 85-104.

46) Tommaso RUSSO CARDONA, “L’ontogenesi come Philosophia prima” [Recensione di: David Gargani, La nascita del significato, Linguaggio ed esperienza nell'ontogenesi del significato verbale, Perugia: Guerra Ediz., 2004]. «Forme di vita» 6/2007 (= Logica e antropologia). Roma: DeriveApprodi, febbraio 2007, ISBN 788889969229, pp. 216-221.

47) Tommaso RUSSO CARDONA, “Sulla formatività del segno linguistico nello scritto saussuriano De l’essence double du langage”. In: Annibale ELIA e Marina DE PALO (eds.), La lezione di Saussure. Saggi di epistemologia linguistica (Atti del Convegno Università di Salerno 18 Giugno 2004). Carocci (Quaderni), luglio 2007, ISBN 9788843041770, pp. 171-186. 48) Tommaso RUSSO CARDONA, “Impliciti e intenzionalità. La dimensione intersoggettiva
dell’intenzionalità nel discorso frammentato o reticente”. In: Raffaella PETRILLI2005. Roma: DeriveApprodi, aprile 2006), ISBN 88-88738-99-1, 9788888738994, pp. 98-120.

48) Tommaso RUSSO CARDONA, “Impliciti e intenzionalità. La dimensione intersoggettiva dell’intenzionalità nel discorso frammentato o reticente”. In: Raffaella PETRILLIe Diego FEMIA (eds.), Il filo del discorso. Intrecci testuali, articolazioni linguistiche, composizioni logiche (Atti del XIII Congresso Nazionale della Società di Filosofia del Linguaggio, Viterbo 14-16 Settembre 2006). Roma: Aracne (Pubblicazioni della Società di Filosofia del Linguaggio 04), settembre 2007, ISBN 9788854813311, pp. 91-109.

49) Paola PIETRANDREA e Tommaso RUSSO, “Diagrammatic and Imagic Iconicity in Verbal and Signed Languages”. In: Elena PIZZUTO, Paola PIETRANDREA & Raffaele SIMONE (eds.), Verbal and Signed Languages: Comparing structures, constructs and methodologies (Atti del Colloquio internaz. Roma 4-5 Ottobre 2004). Mouton De Gruyter (Empirical Approaches to Language Typology [EALT] 36), 2007. ISBN 978-3-11-019585-9, pp. 35-36. 2008

50) Adam KENDON and Tommaso RUSSO CARDONA (eds.), Dimensions of gesture. «Gesture», 8/1 (2008) Special Issue, (Atti del Convegno Il gesto nel Mediterraneo, Procida, 20-23 ottobre 2005). Amsterdam: Benjamins.

51) Tommaso RUSSO CARDONA, “Metaphors in Sign Languages and in Co-verbal Gesturing”. In: KENDON, and RUSSO CARDONA (eds.), Dimensions of gesture, «Gesture», 8/1 (2008) [50], pp. 62-81.

52) Tommaso RUSSO CARDONA, “Asymétries du signe: outils, gestes, mots/signes” (Relazione alla Tavola rotonda del XXXVI Congresso AISS, Università della Calabria, 17 Novembre 2006). «Cahiers Ferdinand de Saussure» 60 (2007) [ma maggio 2008], pp. 107-122.

53) Tommaso RUSSO, “Ironia: emozioni e orizzonte di coscienza” [Seminario tenuto all’Università della Calabria, aprile 2007]. «Bollettino filosofico» (Univ. della Calabria), n. 24 (2008) (= Linguaggio ed emozioni, a cura di Felice Cimatti), ISSN 1593- 7178, pp. 223-237.

IN PUBBLICAZIONE

54) Tommaso RUSSO CARDONA, Peripezie dell’ironia. Studio sul rovesciamento ironico, Roma: Meltemi, in corso di stampa.

55) Tommaso RUSSO CARDONA, “Négativité, récursivité et incalculabilité: les quaternions dans «De l’essence double du langage»” «Cahiers Ferdinand de Saussure», 61 (2008), in corso di stampa.

56) Tommaso RUSSO CARDONA, “Forme, jeu des signes et emploi dans «De l’essence double du langage»” (Relazione presentata al convegno “Rileggere Saussure”, Ragusa, 28-29 Aprile 2006). In: Daniele GAMBARARA (a cura di), L’esprit du langage. Un voyage de Saussure en Italie, in pubblicazione.

57) Tommaso RUSSO CARDONA, Il ricamo dei segni. Un viaggio nel paese dei sordi attraverso la loro poesia, in preparazione.