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Maria Laura.


L'ombra illuminata. Ancora con Tommaso Russo Cardona

L’ombra illuminata:
ancora con Tommaso Russo Cardona

No, Time, thou shalt not boast that I do change.


Le Lingue dei Segni esce nel marzo 2007, ma per trarne tutte le conseguenze
occorre tempo: già attraverso alcune presentazioni e discussioni
pubbliche (in particolare a Roma e a Siena), ma soprattutto poi, rileggendolo,
anche assieme agli studenti nei corsi in cui l’abbiamo adottato, ci accorgiamo
sempre meglio che lo sguardo generale e filosofico, di forte teoria
del linguaggio e dei segni che esso porta su queste lingue verbali considerate
a torto ‘minori’ riapre ampiamente la considerazione di nozioni che
davamo per scontate, sulle lingue e il linguaggio*. Ad approfondirne punti,
sempre nel 2007, viene pubblicato in sede internazionale l’articolo in collaborazione
con Paola Pietrandrea “Diagrammatic and Imagic Iconicity in
Verbal and Signed Languages”, che trova ulteriore proseguimento, ad inizio
2008 sul numero di «Gesture» curato da Tommaso stesso, con “Metaphors
in Sign Languages and in Co–verbal Gesturing”.
Nel 2007 escono ancora, a luglio “Sulla formatività del segno linguistico”,
e a settembre “Impliciti e intenzionalità”: il primo articolo prende
spunto da un nuovo testo saussuriano per giungere al rapporto pensierolinguaggio,
il secondo ridiscute questioni di pragmatica al centro del dibattito
di più correnti filosofiche. Un passo ulteriore, che lega la ricerca saussuriana
a quella sulla gestualità strumentale e comunicativa umana, l’articolo
“Asymétries du signe: outils, gestes, mots/signes”, è stato quest’anno
pubblicato sui «Cahiers F. de Saussure» 60 (2007 [ma 2008]). Nelle relazioni
e nelle discussioni del XV Convegno della Società di Filosofia del linguaggio,
nel settembre 2008 ad Arcavacata, i contributi di Tommaso sono
richiamati più volte, come era già successo al Convegno precedente, a Siena.
Nel frattempo Grazia Basile ha rivisto editorialmente Peripezie dell’ironia,
che sta per essere pubblicato da Meltemi, e ai cui temi si collega la
traccia pubblicata in questo stesso «Bollettino filosofico». Ci confronteremo
così con un altro suo grande libro che esplora il rapporto tra atti comunicativi,
contesto dell’enunciazione, il ruolo della lingua nel rimettere in
movimento e nel fissare nuovamente situazioni ritualizzate, credenze ed
emozioni del parlante nell’accordarsi e discordarsi da quelle dei suoi interlocutori.
Con Emanuele Fadda e Alessandro Chidichimo, predisponendo la pubblicazione
nel prossimo numero dei «Cahiers F. de Saussure» di “Négativité,
récursivité et incalculabilité”, ci siamo ulteriormente resi conto di
quanto sia coraggiosa e fertile la ricerca di Tommaso, che ci ha già imposto
di rivedere i nostri articoli che accompagnano il suo. Con l’articolo “Système,
emploi et jeu des signes”, in pubblicazione il prossimo anno, salgono a
cinque i saggi che dal 2004 Tommaso avrà dedicato ad approfondire un
Saussure inedito sia per i testi messi in questione sia per le domande teoriche
a cui risponde. È giusto che questo suo prossimo lavoro esca in un
volume collettivo che ne condivide l’orientamento.
Altri saggi ancora sono in preparazione, su lingue orali e lingue dei segni,
iconismo e metafora, ironia e silenzio, uso e gioco dei segni, formatività
del linguaggio, temporalità e mente. Nella bibliografia che segue indico
solo quelli in avanzato stato di pubblicazione: verranno poi gli aggiornamenti.
Chi ha il privilegio di curare questi lavori comincia pensando di rendere
servizio, e scopre di trarne lui un considerevole vantaggio. Tommaso è il
compagno di lavoro che ti conosce bene, ti sta sempre a fianco, e prima ancora
che tu gli chieda qualcosa, è pronto a porgertela nel momento in cui ti
serve. Compagno di lavoro che ha molto da dare, e, quindi, molto da chiedere.
In primo luogo una lettura lenta e attenta, che metta da parte ogni
pregiudizio e ogni interpretazione veloce, che anzi ricostruisca al meglio le
argomentazioni anche avversarie, e si confronti con esse, considerando che
abbiamo bisogno di ogni prospettiva di ricerca e che irriderne una vuol dire
renderle vane tutte. Insomma, il contrario del malcostume imperante nelle
università italiane, che chiede da che parte stai, e conta in fretta chi sottoscrive
una posizione come se fosse il soldatino arruolato in un esercito (il
suo, o quello del nemico). Tommaso sa ascoltare tutti, traendo da ciascuno
il meglio, e collaborare con tutti portando con sé e donando agli altri uno
spirito di apertura che le più diverse tendenze della filosofia del linguaggio,
semiotici, cognitivisti e analitici, hanno imparato ad apprezzare. Fa suoi
dall’interno alcuni grandi autori, Peirce, Saussure e Wittgenstein, li fa lavorare
sulle questioni che abbiamo di fronte, come ci appaiono oggi, estendendoli
fino ai loro limiti, e guardando oltre.
In questo momento, il gruppo di lavoro di filosofia del linguaggio che
ha trovato un baricentro ad Arcavacata si rinnova, perché, come già nel
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passato, alcuni amici che hanno avuto in esso un ruolo centrale stanno
passando ad altre università. Ma la robustezza di una corda – dice Wittgenstein
di un fenomeno analogo – non è data da un filo che la percorre in
tutta la lunghezza, bensì dall’intrecciarsi e sovrapporsi di pezzi di filo.
Proprio il fatto che la conversazione con Tommaso non sia interrotta è la
più forte garanzia di continuità attraverso il mutamento. Sarà la sua presenza
di contenuto e di metodo nel lavoro comune a far ritornare spesso e
a tenerci ancora vicini gli amici trasferiti in altre sedi, saranno la sua
prospettiva ed il suo stile ad attrarre ed integrare nel gruppo di lavoro i
nuovi collaboratori e amici che verranno. Sta a noi far sì che anche chi non
lo conosceva possa accorgersi che c’è qualcuno dal quale abbiamo imparato
le virtù rivoluzionarie della pazienza e dell’ironia, senza cui le passioni
sono fuochi di paglia, e che nel nostro sorriso c’è l’eco di un sorriso che
abbiamo visto diventare bellissimo, per nascondere un dolore crescente.
Sarebbe difficile non essergli fedeli, con la fedeltà con cui l’autunno muta
in inverno, e l’inverno in primavera.

* Si veda la recensione di Donata Chiricò in questo volume.

DANIELE GAMBARARA