Una lingua che si vede!


Per Carl, degli Stati Uniti, questa lingua è un dono dei suoi genitori sordi. Benché sordo dalla nascita, in tenerissima età era già in grado di definire oggetti, collegare insieme segni ed esprimere pensieri astratti nella lingua americana dei segni (ASL). La maggior parte dei bambini sordi con genitori sordi segnanti comincia a produrre i primi segni a 10 o 12 mesi. Il libro A Journey Into the Deaf-World (Viaggio nel mondo dei sordi) spiega che “adesso i linguisti riconoscono che la capacità di acquisire una lingua in modo naturale e di trasmetterla ai propri figli è profondamente radicata nel cervello. È del tutto indifferente se la capacità si manifesta con una lingua dei segni o una lingua parlata”.

Sveta è nata in Russia e appartiene a una famiglia di sordi da tre generazioni. Insieme al fratello, pure sordo, ha acquisito la lingua russa dei segni. Quando a tre anni è stata iscritta a un asilo per bambini sordi sapeva già esprimersi bene nella lingua dei segni. Sveta ammette: “Gli altri bambini sordi non conoscevano la lingua dei segni e imparavano da me”. Molti bambini sordi hanno avuto genitori udenti che non conoscevano la lingua dei segni. Spesso la lingua dei segni è stata tramandata a scuola dai bambini sordi più grandi a quelli più piccoli, che così potevano comunicare con facilità.

Oggi sempre più genitori udenti imparano la lingua dei segni insieme ai figli. Di conseguenza questi piccoli sordi riescono a comunicare efficacemente prima di andare a scuola. Questo è il caso di Andrew, un sordo canadese i cui genitori sono udenti. Essi impararono la lingua dei segni e la usarono con lui fin da piccolo, provvedendogli una base linguistica su cui poté costruire negli anni successivi. Adesso tutti i membri della famiglia possono comunicare tra loro su qualsiasi argomento nella lingua dei segni.

I sordi sono in grado di formulare pensieri, astratti e concreti, senza bisogno di pensare in una lingua parlata. Proprio come ciascuno di noi formula i pensieri nella propria lingua, così molti sordi pensano nella lingua dei segni.

Varietà di lingue

In tutto il mondo le comunità di sordi hanno inventato la propria lingua dei segni o adottato aspetti di altre lingue dei segni. Parte dell’odierno vocabolario dell’ASL fu tratto 180 anni fa dalla lingua francese dei segni. Questi segni si fusero con quelli in uso allora negli Stati Uniti, dando luogo all’attuale ASL. Le lingue dei segni si sviluppano nel corso di molti anni e vengono perfezionate di generazione in generazione.

Di norma le lingue dei segni non seguono l’andamento socio-geografico delle lingue parlate. In Puerto Rico, per esempio, si usa l’ASL anche se si parla spagnolo. Benché sia in Inghilterra che negli Stati Uniti si parli inglese, nella prima si usa la lingua inglese dei segni, che è molto diversa dall’ASL. Anche la lingua messicana dei segni è diversa dalle molte lingue dei segni dell’America Latina.

Quando si studia una lingua dei segni, si rimane colpiti dalla sua complessità e dalla ricchezza di espressioni. Con la lingua dei segni si possono esprimere quasi tutti gli argomenti, i pensieri e le idee. Fa piacere che ci sia una crescente tendenza a produrre letteratura per sordi su videocassette, usando una lingua naturale dei segni per raccontare storie, recitare poesie, descrivere avvenimenti storici e insegnare la verità biblica. In molti paesi l’alfabetizzazione nella lingua dei segni è in aumento.

Molti centri educativi per bambini sordi in tutto il mondo hanno scoperto i benefìci di usare la lingua dei segni sin dal momento in cui il bambino inizia a sviluppare le sue facoltà linguistiche. (Vedi i riquadri alle pagine 20 e 22). Hanno riscontrato che comunicando con il bambino sordo fin da piccolo in una lingua naturale dei segni e sviluppando un fondamento linguistico si porranno le basi per un maggiore rendimento scolastico, per un migliore inserimento sociale, e anche per la successiva acquisizione di una lingua scritta.

Una commissione dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) sull’educazione dei sordi ha detto: “Non è più ammissibile trascurare la lingua dei segni o evitare di promuoverne lo sviluppo nei programmi educativi per i sordi”. Bisogna dire però che qualunque scelta facciano i genitori per il loro bambino sordo in campo educativo, è della massima importanza la piena partecipazione di entrambi.

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