Emmanuelle Laborit


Nacque a Parigi il 18 ottobre del 1971,s
orda dalla nascita, famosissima attrice e nipote del celebre biologo Henri Laborit.
Dopo un'infanzia segnata dall'isolamento, a sette anni impara la
lingua dei segni e comincia un difficile percorso verso l'autonomia. Poco dopo entra in un istituto specializzato, dove il linguaggio dei segni è vietato, per spingere i bambini sordi a esprimersi oralmente. Queste esperienze maturano in lei la volontà di dedicarsi a combattere l'emarginazione alla quale i non udenti sono condannati dalla società.
Studia
recitazione in un centro speciale di ricerca creativa per non udenti, l'International visual theatre.
Nel
1993, vince il premio Molière come giovane rivelazione per il suo ruolo in Les enfants du silence (I figli del silenzio); è la prima attrice non udente a vincere questo premio. Nel 1994 pubblica un libro,Il pianto del gabbiano, nel quale racconta le dure esperienze infantili e adolescenziali affrontate per superare l'handicap della sordità.
Successivamente, Emmanuelle Laborit ha interpretato molti ruoli diversi al
cinema e al teatro. Il suo più notevole successo teatrale è stata l'Antigone, tragedia presentata al festival di Avignone nel 1995. In campo cinematografico, è notevole la sua partecipazione al film collettivo 11/09/01 (2002), in un episodio diretto da Claude Lelouch.
La Laborit è nota anche al pubblico
italiano per il suo ruolo da protagonista nel film Marianna Ucrìa (1997), diretto da Roberto Faenza e tratto da un romanzo di Dacia Maraini.
Dal
2003 è la nuova direttrice dell'International Visual Theatre, dove si dedica all'insegnamento, al teatro e alla ricerca nel campo della lingua dei segni.



Questa breve autobiografia dimostra di quanto si può essere realizzati indipendentemente dai vincoli che la sordità può comportare !!!! Emmanuelle ci dimostra che nella vita niente può avere limiti e confini !!!



I FIGLI DEL SILENZIO
(recensione del famosissimo libro)





Due gemelli, Phoebe e Poul, separati alla nascita perchè uno dei due è down. Un padre, medico, che, dopo aver consegnato il gemello down alla fida infermiera Caroline, non ha il coraggio di dire la verità alla moglie. E le fa credere che la piccola sia morta. L'infermiera, Caroline, che combatte contro tutto e tutti per far crescere la piccola sana e soprattutto per darle la possibilità di fare tutto o quasi quello che fanno i suoi coetanei.Certo gli ingredienti per creare un libro che commuove e coinvolge ci sono tutti. Probabilmente, come alcuni critici hanno sottolineato, si poteva fare anche ti più, i personaggi potevano essere tratteggiati meglio e il finale meno melenso. Ma credo che quello che colpisce in questo libro è l'estremo realismo con cui descrive gli implacabili sensi di colpa, gli "effetti indesiderati" di una scelta, quella del rifiuto del bimbo down, che sconvolge e distrugge la vita di molte persone.Ma certamente è anche la scelta dell'autrice di toccare un tema scottante, di infilarsi in un terreno minato, quello dell'accettazione di un bambino considerato dai nostri standard "non normale", non perfetto.Seguire la crescita della piccola Phoebe, affiancare Caroline nelle sue battagliare, ascoltare le sue leggittime paure non può che far riflettere. Soprattutto se si riflette sul numero esorbitante di aborti di bambini down, che avvengono anche fino al 5° mese... quando neanche il più cinico ce la farebbe a definirli un ammasso di cellule.Il libro ha avuto un successo incredibile che ricorda quello del Cacciatore di acquiloni: pubblicato a maggio 2006 in 80.000 copie ha venduto in sei mesi solo negli Stati Uniti 3 milfioni di copie per lo più grazie al passaparola. Da maggio 2007 è in Italia ed in via di pubblicazione in moltissimi paesi.La cosa impressionante è che per Kim Edwards, l'autrice, è il primo romanzo: in passatto ha scritto la raccolta di racconti "The secrets of the fire king", sposata con due figlie, insegna all'università del Kentucky.

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