Appunti del corso di LINGUE DEI SEGNI a.a. 2004-2005- prof. Tommaso Russo

Le lingue dei segni sono delle lingue a tutti gli effetti. Ogni Paese ha il suo codice linguistico, con regole grammaticali, morfologiche e sintattiche.

La denominazione è stata inventata nel 1960 da William Stokoe (antropologo entrato per la prima volta in contatto con una comunità di non udenti negli Usa e pian piano ha imparato la loro lingua).

Nelle lingue dei segni ci sono:

  • Elementi di prima articolazione: in una sequenza linguistica morfemi portatori di significato.
  • Elementi di seconda articolazione: fonemi, che si combinano tra loro per formare le parole di una lingua.

Spesso i sordi sono figli di genitori udenti. Fino a pochi anni fa i bambini non riuscivano ad apprendere una lingua perché i genitori non riuscivano a comprendere immediatamente il problema. La possibilità per i sordi di imparare una propria lingua, fa in modo che anche le barriere morali cadano. Per le persone sorde la comunicazione gestuale è naturale. Nei primi tre anni di vita il bambino è predisposto ad imparare la lingua dei segni e ad ampliarla con l’utilizzo dei suoni, pur non percependoli. In particolare, nel primo anno di vita assistiamo all’inizio di una serie di tentativi di comunicazione. È anche un sistema di sintonizzazione con gli adulti. Superati i 2 mesi il bambino si rende conto di poter utilizzare il sorriso come mezzo di comunicazione. Inizia anche l’utilizzo tattile per esprimere qualcosa. La condivisione dell’attenzione è una delle attività fondamentali nella maturità comunicativa del bambino. L’attenzione viene suscitata dagli oggetti colorati e luminosi e la madre interpreta i desideri del figlio.

Intorno al primo anno d’età si crea il primo lessico. Per Chomsky il 90% del linguaggio è innato e deve essere solo attivato. Per Piaget ci sono delle parti innate ed altre costruite grazie all’apporto dei genitori. Se si sviluppa un linguaggio gestuale, questo sostituisce il linguaggio verbale.

In questo periodo si sviluppano anche i gesti comunicativi intenzionali referenziali, che affiancano i gesti comunicativi intenzionali deittici, usati per indicare qualcosa. Mentre questi ultimi sono legati all’interpretazione della madre, i primi sono più simbolici perché si staccano dal contesto.

Verso i 18 mesi i bambini iniziano a formulare le prime frasi.

Il bambino sordo produce anch’egli gesti referenziali negli stessi tempi. Ma i bambini sordi che nascono in famiglie udenti (90-95% dei bambini del mondo) hanno bisogno di trovare e di avere una forma di comunicazione e l’apprendimento della comunicazione nei primi due anni di vita è fondamentale. Rieducare un bambino così piccolo è quasi impossibile e non è possibile l’impianto cocleare per potenziare le sue capacità uditive, quindi è necessario l’utilizzo di una lingua dei segni. Un bambino sordo che apprende una lingua dei segni può anche imparare una lingua verbale. Il ruolo dell’educatore diventa fondamentale. I bambini privati della comunicazione verbale e anche del linguaggio gestuale tendono a crearne uno verso i 2 anni.

Come sono fatti i segni di una lingua dei segni?

I segni delle LS sono iconici e arbitrari. Ogni segno è costruito da configurazioni. Ad ogni configurazione corrisponde un gesto. Si tratta di segni immediati come la fonologia degli udenti.

I segni-nome sono il modo attraverso il quale si individuano le persone attraverso le caratteristiche fisiche, le abilità, il lavoro o il cognome.

Affermazione e Negazione sono due proprietà della comunicazione verbale e delle lingue storico-naturali. Con una fotografia non è possibile affermare o negare, con le lingue dei segni invece si.

Esistono elementi di base che costituiscono i segni di una lingua dei segni. Le configurazioni della mano utilizzate nella LIS sono più o meno 20.

Gli emblemi sono gesti convenzionali che si possono anche sostituire al linguaggio. La pantomima è un codice particolare in cui ogni mimo racconterà a modo suo lo stesso evento. Mentre nella pantomima i gesti possono cambiare, nelle lingue dei segni questi sono fissi.

I gesti che accompagnano la comunicazione verbale si dividono in:

  • Batonici: Efron li paragona a gesti di un direttore d’orchestra e servono a rimarcare un significato;
  • Deittici: indicali, legati al contesto, dire e mostrare insieme. Si tratta di uno dei primi segni utilizzati dai bambini. Ci sono anche deittici metaforici.
  • Iconici: gesti nella cui forma si riscontra una somiglianza rispetto al reale.
  • Metaforici: estendono il significato iconico.

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